- ATTIVITÀ ANNO 2008
- Come vivere, come fare, come comunicare
- Lezioni di vita 1
- Lezioni di vita 2
- Arrigo Cipriani. Harry’s Bar
- Vivere il monumento
- Cuba. Dissidenza e scrittura civile
- La sicurezza alimentare in Cina e nel pianeta
- I tesori della Russia a Venezia
- La follia, la pazzia, la clinica
- Il racconto e il viaggio
- Lussuria e censura
- La scuola del disagio e dell’ascolto
- La scuola del disagio e dell’ascolto
Da giovedì 3 aprile al 23 maggio, conversazioni settimanali di psicanalisi tenute da Ruggero Chinaglia cifrematico, psicanalista, alle ore 21, alla Sala Polivalente della Guizza Via Santa Maria Assunta, 35/A, a Padova, con il Patrocinio della Circoscrizione di Quartiere n. 4 Sud-Est.
LEZIONI DI VITA – PRIMA SERIE
LA POESIA, L’ARTE, LA CLINICA
Cosa contrasta la parola e la vita? Come interviene il tempo e come si conquista la salute? Come instaurare il processo di qualificazione e, quindi, di valorizzazione? Queste sono questioni essenziali, nei nostri incontri. La diffusa idea di poter controllare il tempo, e ciò che accade, preclude in realtà il dispositivo immunitario. L’idea di poter capire solo ciò che si vede, toglie l’ascolto, e con esso l’eventualità del processo di qualificazione delle cose, perché la valorizzazione esige l’ascolto di ciò che non si vede, e del racconto di ciò che si dice. Si tratta, quindi, di incontri a carattere formativo, rivolti a molteplici interlocutori, dallo studente universitario al docente, dal professionista all’imprenditore, e che offrono un essenziale criterio per il ragionamento. L’aspetto interessante di queste conversazioni consiste nella proposta di una formazione, che implica un dispositivo di ascolto, di comunicazione, e di valorizzazione. Quale il modo per capire le esigenze del cliente? Come instaurare un dispositivo di comunicazione con l’allievo, con l’insegnante, con l’Altro? In che modo ascoltare e intendere? Queste sono questioni di ciascuno.
Giovedì 3 aprile, Il caso di rispetto
Il rispetto introduce nella parola l’apparato di controllo dello sguardo e dello specchio, presumendo di consentire di guardarsi indietro, di guardare lo sguardo, di vedere lo specchio, di evitare l’impertinente. Introduce un’economia dell’oggetto in perdita, dell’oggetto che si sottrae, dell’oggetto in fuga: tenta di immobilizzare la perdita, la fuga, la sottrazione, la distrazione. Con il rispetto la soggettività tenta di rendere l’oggetto a portata di mano.
Giovedì 10 aprile, Harris bar
Presentazione del libro, edito da Spirali, di Arrigo Cipriani dal titolo Harry’s Bar. La ristorazione, l’impresa, la salute a Padova presso la Sala Consiliare della Provincia. Con la partecipazione dell’Assessore alla cultura della Provincia di Padova, di Arrigo Cipriani, imprenditore, ristoratore, scrittore, di Ruggero Chinaglia, editore, di Paolo Coltro, giornalista.
Venerdì 18 aprile, L’ira
L’ira dunque. C’è una costellazione di termini: cruccio, rabbia, collera, furore che ruota attorno all’ira. Ma anche lamentosità, amarezza, arroganza, sarcasmo, broncio, astio. Fino allo sdegno e allodio. Collera: strettamente connessa alla vendetta. Nella rabbia prevarrebbe l’impeto, l’azione violenta, la furia. Paragone con l’animale. Dell’ira l’antichità aveva creato anche le divinità: le Furie, o Erinni; le Arpie, le cagne alate che portavano la vendetta degli dei. La rappresentazione dell’ira la pone in connessione con la punizione, con la vendetta per il torto subito o per la violenza subita, torto e violenza veri o presunti. L’ira, quindi. Con soggetto o senza soggetto?
Giovedì 24 aprile, La volontà
Ritenere di dover credere in sé stessi, e di dover essere sé stessi implica l’affidamento all’idea di sé, e quindi alla conoscenza e al rispetto dei propri presunti limiti. Questo è il soggetto volente, ossia un personaggio che fa delle scelte “secondo volontà”, quindi, senza decidere mai: la decisione non va a patti con la volontà, ma avviene per necessità. La volontà soggettiva, negando il malinteso, ammette il compromesso, perché è questione di dicotomia tra il bene e il male, tra la scelta giusta, ossia voluta, e quella sbagliata; la volontà di fare toglie il pragma e la domanda. Ma chi può stabilire quali siano la necessità, il bisogno, il desiderio se la domanda esige l’assoluto? La volontà mantiene l’idea di padronanza sostenuta da un soggetto agente e ciò che si fa viene tolto dalla procedura e dalla processione della parola, viene tolto dal dispositivo per essere inserito in un’azione di cui l’agente dev’essere noto. Non c’è più la pulsione, ma la volontà. Da cosa dev’essere retta questa volontà? Dall’idea di bene. È la volontà di bene.
Giovedì 8 maggio, L’incontro
Che cosa implica l’incontro? E in che modo la comunicazione e l’ascolto vi intervengono? Questi sono quesiti interessanti per ciascuno, perché l’incontro comprende una vasta gamma di contingenze: dal colloquio di lavoro all’appuntamento tra studente e docente, tra il relatore e il suo pubblico, tra persone disparate grazie a una circostanza imprevista. L’incontro implica variazione, ossia l’intervento di qualcosa d’inaspettato, di non prevedibile, che ci porta alla trasformazione, e quindi all’invenzione, che sorge per necessità. L’incontro produce un effetto di verità, perché provocato dalla forza di parola dell’accadimento. Chi indugia a valutare i pro e i contro evita l’incontro.
Venerdì 16 maggio, La persona
Chi sono? Chi voglio essere? Queste sono tra le domande più diffuse nella nostra epoca; ma sia nel caso in cui si crede di averne le risposte, sia nel caso in cui si crede di doverle trovare, si ritiene di dover difendere la propria persona, ossia la propria idea di sé. Alla base c’è comunque l’idea di conoscersi, o di dovere conoscersi. La persona è così un soggetto epistemologico, cioè sottomesso al proprio bisogno di conoscenza, e quindi di certezze, di risposte chiuse, di verità precostituite. In qualsiasi ambito, (lavorativo, professionale, familiare), non c’è più apertura, variazione, e nemmeno comunicazione: so chi sono, so che cosa voglio, mi conosco; e se non lo so, la risposta è una sola. La persona, in quanto tale, è priva del processo di valorizzazione. E quando, erroneamente, vogliamo definire un’opera d’arte, non ne stiamo forse inevitabilmente negando il valore? La psicologia e la sociologia, per introdurre un termine meno generico ma ancor più soggettivo di “persona”, hanno coniato la parola “personalità”, come estensione e tipologia del soggetto. La personalità è la negazione del valore, rappresenta la definizione di sé, o meglio dell’idea di sé.
Venerdì 23 maggio, L’invito
Importa ciascun atto, ciascuna volta, ciascun istante, ciascuna parola. Così e non altrimenti si gioca la partita intellettuale. Dove la condotta è il risvolto, nella sembianza della bussola, ossia del criterio della qualità. Questa è la bussola: il criterio della qualità e del valore assoluto. La parola trae la sua forza dalla causa, dall’oggetto, dall’identificazione che è condizione della domanda, del viaggio, dell’itinerario. Può la vendita instaurarsi senza l’invito? Ma, invito a che? Invito a cena? Invito a nozze? Invito a letto? Invito a una prova gratuita? Ciascuno fa contro voglia, senza volere, senza soggettività, ma con forza e per forza. Per via di scadenza, per occorrenza. In un dispositivo temporale, pragmatico, intellettuale. Qui sta l’invito e il suo statuto intellettuale.