- ATTIVITÀ ANNO 2008
- Come vivere, come fare, come comunicare
- Lezioni di vita 1
- Lezioni di vita 2
- Arrigo Cipriani. Harry’s Bar
- Vivere il monumento
- Cuba. Dissidenza e scrittura civile
- La sicurezza alimentare in Cina e nel pianeta
- I tesori della Russia a Venezia
- La follia, la pazzia, la clinica
- Il racconto e il viaggio
- Lussuria e censura
- La scuola del disagio e dell’ascolto
- La scuola del disagio e dell’ascolto
Da luglio a settembre, conversazioni settimanali con Ruggero Chinaglia, cifrematico, psicanalista, alle ore 21 nella Sala Polivalente della Guizza in Via Santa Maria Assunta, 35/A, a Padova, dal titolo
LA FOLLIA, LA PAZZIA, LA CLINICA
Venerdì 18 luglio, La leggerezza e il peso
Che cosa indica che l’esperienza di qualificazione è in corso? La dissipazione della soggettività. La soggettività è l’idea agente di sé, per esempio, l’idea per cui qualcosa risulta impossibile da fare per le giustificazioni addotte dall’idea agente. L’idea agente contribuisce alla misurazione del passo, del gesto, delle conseguenze di ciò che si vorrebbe fare ma che la paura interviene a impedire. Quando le cose risultano pesanti? Quando si pensano. Quando ci si pensa. Pensare le cose è attribuire un peso alle cose. Un conto è il pensiero come operatore sintattico, drastico, pragmatico: è il pensiero senza volontà. Un altro conto è il “pensarci”. Se l’occorrenza esige l’obbedienza pensarci è un modo per rimandare, per aspettare, per convincersi che si può farne a meno. Il pavido, ci pensa, il soggetto ci pensa. Il dispositivo intellettuale non pensa. L’intellettuale non pensa; è senza soggettività.
Giovedì 24 luglio, L’anoressia
Anoressia originaria, anoressia intellettuale, anoressia mentale. Come sapere cosa mangiare? Cibo sano e cibo inquinato. Cibo o veleno. Grasso o magro. Puro o impuro. Nell’alternativa ogni cosa può costituire il segno del male o della morte. Per non nutrirsi di sostanza nociva ecco il digiuno purificatore: nulla deve contaminare il corpo puro, tanto meno la sessualità, quale segno dell’incesto. Anoressia, anche tentazione intellettuale: nessuna cosa è già qualificata, nessuna cosa ha già un senso, un sapere, una verità. Ciascuna cosa tende a qualificarsi, per quella virtù del principio che è il disagio. Il disagio ha il dubbio come suo modo. E il dubbio avvia la tensione intellettuale, il viaggio, l’indagine.
Giovedì 31 luglio, L’identità
Perché c’interroghiamo intorno alla follia? Non già per fare il catalogo di ciò che sta dentro o fuori la normalità. L’interrogazione intorno alla follia è l’interrogazione intorno all’arte, alla variazione, ai modi con cui le cose variano. Variazioni quindi non già dell’umore, dell’euforia o della disforia, ma variazioni in cui s’imbatte il cammino dell’identificazione. Variazioni con cui si scrive la memoria. E la memoria si scrive con la qualificazione e la valorizzazione di ciò che entra nell’itinerario, non già per via dei casi ipotetici. La clinica è istantanea, si produce nell’eternità dell’istante, non vale per il prima e il dopo. Anzi la clinica dissipa l’idea di successione, come quella di durata; dissipa l’idea che il tempo finisca. Il concetto è il rifugio di chi ipotizza il discorso quale contenitore generale delle coscienze: attraverso il concetto ogni coscienza si esplica, si riunisce in una coscienza, la coscienza umana, la coscienza del bene. Attraverso questa nozione di concetto e di coscienza da esso derivata, si può avanzare l’ipotesi di un’identità umana: l’uomo è animale razionale, l’uomo è animale mortale. Ecco l’identità dell’uomo. Questa identità, questo concetto d’identità costituisce la base della pazzia, come ipotesi di deroga dal concetto d’identità.
Giovedì 7 agosto, La modestia e l’arroganza
Impossibile studiare la vita. Impossibile studiare il caso. La clinica è istantanea. La valutazione, la valorizzazione non sono lo studio. Lo studio è senza ascolto, si basa sul sapere di ciò che è stato, sul ricordo di ciò che è stato. Lo studium è un modo di rendere presente la rievocazione, di rendere presente il ricordo. Di che cosa si tratta nella pazzia e nella follia originaria? Nella pazzia si tratta della ‘volontà di fare quel che si vuole’. Quindi la pazzia tenta di delimitare il vuoto, nell’isolamento di un cerchio dove girare in tondo; questo giro del cerchio, giro che esclude la spirale e anzi vorrebbe dimostrare la padronanza sulla spirale, è la pazzia. Girando in tondo ognuno rappresenta l’anfibologia della sua volontà.
Giovedì 28 agosto , L’amore e l’odio per chi non ama e per chi non odia
L’istanza di scrittura della ricerca è essenziale per la dissipazione della fiaba e perché s’instauri la fabula con il suo racconto, con l’ipotesi del programma, l’ipotesi pragmatica. Stare nella fiaba è restare nel fantasma di origine, quindi nel fantasma di morte. Due modi del fantasma materno. Due modi di quel che chiamo la soggettività. Possiamo anche chiamarla l’idea di sé, il concetto di sé. In termini intellettuali, e quindi senza riferimento alla vulgata psicosociale, questa istanza di scrittura è l’amore originario. Amore intransitivo, non coniugabile, non vicendevole, non reciproco. Amore non umano. Amore sacro e non sacrale. Amore che procede dal sacro. Accanto all’istanza della ricerca, nell’intervallo della parola, nella funzione di Altro, si situa l’istanza dell’impresa, con l’istanza finanziaria o di conclusione: questa istanza che esige la clinica e la scrittura della clinica per approdare alla cifra, è l’odio originario. Anch’esso intransitivo, non coniugabile, non reciproco. In assenza di pathos, di sentimento, di vendetta.
Giovedì 4 settembre, Come e perché l’amore e l’odio non sono sentimenti
Amore e odio di transfert: questo sarebbe potuto anche essere il titolo di quest’incontro, perché di questo si tratta. E la materia dell’amore e dell’odio è la parola, il suo funzionamento, il suo viaggio verso la scrittura. Materia linguistica. La materia della lingua viva. La lingua viva è la lingua del transfert, ossia la lingua che comincia a dirsi in quella zona della struttura dove si tratta della metafora e della metonimia. Dove i frutti della metafora e della metonimia s’intersecano, questa lingua diviene onirica, lingua del sogno e della dimenticanza. Questa lingua, o queste lingue che s’intrecciano, costituiscono la lingua dell’abbandono. Abbandono del canone, del vocabolario già presunto, del senso, del sapere e della verità già assegnati alle cose. Lingua che si avvale del glossario e del dizionario. L’idea di essere abbandonati, invece, sorge in alternativa alla ricerca. Come fantasma materno, in alternativa al transfert, anzi come sua rappresentazione sostanziale. Il transfert è quindi metafora, metonimia, catacresi. E anche traduzione, trasmissione, trasposizione. Parricidio e sessualità. Questa è la materia dell’amore e dell’odio originari, nell’esperienza della parola, in altri termini nella psicanalisi.
Giovedì 11 settembre, La lingua dell’abbandono
L’abbandono. La lingua viva è la lingua del transfert, ossia la lingua che comincia a dirsi in quella zona della struttura dove si tratta della metafora e della metonimia. Dove i frutti della metafora e della metonimia s’intersecano, questa lingua diviene onirica, lingua del sogno e della dimenticanza. Queste lingue che s’intrecciano, costituiscono la lingua dell’abbandono. Abbandono del canone, del vocabolario già presunto, del senso, del sapere e della verità già assegnati alle cose. Lingua che si avvale del glossario e del dizionario. L’abbandono del canone, del luogo comune, del senso comune, attraverso quel che la ricerca propone.
Giovedì 19 settembre, L’inconscio, la lingua, la clinica, la cifrematica
La soggettività è ciò che si oppone al viaggio intellettuale, allo statuto intellettuale di ciascuno. Ognuno in quanto soggetto evita il viaggio, assecondando i suoi pregiudizi, le sue prevenzioni, superstizioni. La soggettività, così decantata da ogni apparato disciplinare medico, pedagogico, giuridico, psicologico, sociologico, non è altro che la standardizzazione del modo di vivere, ispirato all’animalità anfibologica, cioè possibilista, probabilista, statisticamente compatibile. Ci sarebbe quindi da chiedersi come e perché più generazioni di “psicanalisti” si siano impegnati a acquisire la mentalità psicologica e psichiatrica e a scambiare questa mentalità con la formazione psicanalitica, con la formazione intellettuale. Forse la risposta risiede nell’idea di potere giungere a una rappresentazione della mente come mente finita. Una rappresentazione che possa consentire di potere attribuire un’appartenenza sociale sulla base di comuni modi di sentire: i sentimenti appunto. Ciascun caso contribuisce a scrivere la teoria che da quel caso procede. La cifra giunge alla teoria, non viceversa: ossia è impossibile studiare la psicanalisi, è impossibile fare acquisizioni senza l’analisi e la cifratura. La cifratura: come la parola diviene cifra. La cifratura è un aspetto del viaggio, con un particolare accento sul labirinto, sulla ricerca. La valorizzazione esige l’integrazione della ricerca e dell’impresa. La linguistica della cifrematica è senza sinonimi; di ciascuna cosa, parola, importa lo statuto intellettuale, la proprietà, il valore. In questo senso è esperienza linguistica impareggiabile. Non studiabile.