- ATTIVITÀ ANNO 2008
- Come vivere, come fare, come comunicare
- Lezioni di vita 1
- Lezioni di vita 2
- Arrigo Cipriani. Harry’s Bar
- Vivere il monumento
- Cuba. Dissidenza e scrittura civile
- La sicurezza alimentare in Cina e nel pianeta
- I tesori della Russia a Venezia
- La follia, la pazzia, la clinica
- Il racconto e il viaggio
- Lussuria e censura
- La scuola del disagio e dell’ascolto
- La scuola del disagio e dell’ascolto
Mercoledì 22 ottobre, nella Sala degli Anziani, Palazzo Moroni a Padova, con il Patrocinio del Consiglio di Quartiere 1 Centro, in occasione dell’uscita del libro di Aloyse Cynthio De Gli Fabritii, Libro della origine delli volgari proverbi, edito da Spirali, dopo 500 anni di censura, dibattito sul tema
LUSSURIA E CENSURA. LA LINGUA DEI PROVERBI
Intervengono
- Ruggero Chinaglia, editore
- Andrea Molesini, docente all’Università di Padova
- Francesco Saba Sardi, scrittore, traduttore
- Elisabetta Selmi, docente all’Università di Padova
Dopo cinquecento anni di censura, viene nuovamente restituita ai lettori quest’importantissima opera di Aloyse Cynthio, medico e scrittore padovano, che pubblicata nel 1526 fu immediatamente censurata dalla Repubblica di Venezia, primo caso di censura a Venezia, e poi messo all’Indice dei libri proibiti dal Santo uffizio nel 1559. Uno dei primi scandali letterari, quindi, con relativa messa al rogo, non dell’autore, ma dei suoi libri.
E perché, quest’opera venne censurata? In prima battuta potrebbe sembrare che furono accolte le lagnanze di alcuni esponenti dell’ordine dei Francescani di S. Francesco della Vigna di cui nel libro vengono messi in ridicolo alcuni costumi piuttosto libertini. In realtà, accanto allo spirito anticlericale, tutta l’opera contrasta con il senso comune dell’epoca e attraverso la narrazione epico-satirica di una serie di gesta di notabili e popolani, emerge una concezione debordante della sessualità, non facilmente inquadrabile in una visione del mondo. Anche la lingua del poema contrasta con i precetti linguistici e letterari bembiani, in vigore all’epoca, sull’uso “corretto” del volgare.
Cynthio inventa qui, in questo libro ambizioso già nella forma, una nuova lingua volgare, distaccandosi dal fiorentino ufficiale, con influenze tosco-venete, latineggiante e con parole inventate dall’autore. Una lingua nuova, ostica, “oscura”. Con un riferimento a Dante e Boccaccio. È un testo poetico, in cui 42 proverbi della vita quotidiana sono il pretesto per 42.000 versi enedecasillabi, il cui valore fa di quest’opera un contributo alla civiltà. In coda all’opera sono pubblicati anche 16 sonetti di Pietro Aretino con le illustrazioni dell’epoca di Giulio Romano. A indicare la differenza tra le due lingue. Il libro è anche un viaggio lungo l’Italia, in quanto scenario dei proverbi sono le città d¹Italia, da nord a sud: Venezia, Padova, Verona, Ravenna, Modena, Bologna, Mantova, Bergamo, Brescia, Milano, Cremona, Genova, Firenze, Urbino, Roma, Napoli, Altamura, la Sicilia.
Troviamo le vie, le piazze, i palazzi, i castelli, le chiese del rinascimento, dove ferve un’umanità viva, astuta, che briga e non si dà mai per vinta. Sono uomini e donne che non guardariano in faccia a Iesu Christo, / pur che acqua al suo molin ciaschedun tire. E guai per gli stolti! Dal genio cinziano nasce un’opera letteraria di straordinaria ricchezza, musicalità, inventiva e varietà. Introdotti da riferimenti storici e mitologici, i proverbi presentano maschere rinascimentali indimenticabili.