- ATTIVITÀ ANNO 2008
- Come vivere, come fare, come comunicare
- Lezioni di vita 1
- Lezioni di vita 2
- Arrigo Cipriani. Harry’s Bar
- Vivere il monumento
- Cuba. Dissidenza e scrittura civile
- La sicurezza alimentare in Cina e nel pianeta
- I tesori della Russia a Venezia
- La follia, la pazzia, la clinica
- Il racconto e il viaggio
- Lussuria e censura
- La scuola del disagio e dell’ascolto
- La scuola del disagio e dell’ascolto
Laboratorio tenuto da Ruggero Chinaglia, ciascun giovedì alle ore 21, dal 30 ottobre 2008 alla Sala Prandina, a Padova con il patrocinio del Consiglio di Quartiere, 1 Centro, sul tema
LA SCUOLA DEL DISAGIO E DELL’ASCOLTO – prima serie
Il paese è in subbuglio. Un clima infuocato aleggia anche sulla nostra città con il pretesto della riforma della scuola. Ma, il trambusto di questi giorni deriva dall’esigenza di cogliere quale occorre sia il modo attuale della scuola o è solo in nome del principio che le cose debbono sempre stare come sono, con la testa rivolta all’indietro? Quali indicazioni giungono effettivamente a chi insegna e a chi studia? Quali sono i criteri per una scuola efficace, in cui insegnamento e formazione non siano solamente parole vuote? La scuola non esige modalità ideologiche o demagogiche, ma un orientamento in direzione della formazione che dev’essere sia al lavoro sia alla vita. Conta, infatti, non solo cosa venga insegnato ma, anche e soprattutto, il modo; conta, inoltre, il messaggio che è tra ciò che resta indelebile degli anni trascorsi a scuola. Quale formazione è in atto oggi per i docenti? Dall’esperienza intellettuale e clinica della cifrematica viene oggi un contributo essenziale e unico anche in direzione della scuola, sia agli insegnanti, sia agli allievi. Comincia giovedì 30 ottobre, alle ore 21.00, alla Sala Prandina di Corso Milano, 123, a Padova, il laboratorio con dibattito dal titolo LA SCUOLA DEL DISAGIO E DELL’ASCOLTO, diretto dal dott. Ruggero Chinaglia, cifrematico e psicanalista, docente all’Università del secondo rinascimento, con un intervento dal titolo La scuola e l’itinerario intellettuale. Questo laboratorio di formazione intellettuale è promosso dall’ “Associazione cifrematica di Padova” in collaborazione con l’Università internazionale del secondo rinascimento, con il Patrocinio del Consiglio di Quartiere 1 Centro.
Giovedì 30 ottobre, La scuola e l’itinerario intellettuale
Senza la questione del secondo rinascimento della parola, dunque della parola originaria, la scuola rientrerà sempre nel fantasma aristotelico del discorso di padronanza che sfocia nelle discipline e nella classificazione, intolleranza e nel duello. Il merito senza la parola originaria sfocia nella competizione, nella rivalità, nell’idea di prevaricazione; d’altro canto la sua altra faccia è l’idea del debole da proteggere e salvaguardare; forse addirittura da creare. La scuola dei soggetti. La scuola della parola originaria è la scuola che s’instaura quando le cose procedono per integrazione, e non per alternativa o per esclusione, in quanto procedono dal due.
Giovedì 6 novembre, La scommessa dell’avvenire
Il laboratorio affronta questioni che si pongono per ciascuno e che per lo più sono relegate nell’omertà del luogo comune. Perché rischiare? Ma, soprattutto qual è il modo del rischio, del mettersi in gioco, della scommessa? Il modello di scuola attuale è basato sulla trasmissione del sapere e non tiene conto che per ciascuno importante è capire. Non si può imparare il modo di capire, perché non c’è un modo uguale per tutti, ma ciascuno deve acquisire il suo. Sono questioni aperte per ciascuno. La riserva mentale è questo: è una forma di protezionismo, è riserva sulla particolarità della cosa, su quale sia la direzione della cosa verso la qualità. Aderendo allo standard questo interrogativo è tolto, abolito: s’instaura lo standard. Il conformismo è accettazione dello standard, della nozione di standard, della sua idea applicata alla vita. E allora la domanda non è più quale sia la cosa, quale sia la direzione, quale sia il modo, ma cosa dice il canone, cosa sia normale.
Giovedì 13 novembre, La forza, l’orgoglio, la missione
In questo laboratorio è affrontata la questione della parola come questione intellettuale. La parola, con la sua logica e la sua struttura comporta l’esigenza dell’ascolto che “normalmente” è del tutto trascurata, a favore della classificazione del “detto” nel prontuario psicopatologico. Importa capire e intendere, più che sapere. La presunzione di sapere, accompagna la presunzione di essere, con la conseguente sordità, a scapito dell’umiltà e della generosità. L’avvenire non è ciò che accadrà domani o poi. L’avvenire è senza prima e senza poi. L’avvenire è in atto. L’anfibologia si avvale del prima e del poi come di una dicotomia per ipotizzare certezze in assenza di rischio.
Giovedì 20 novembre, La scuola, l’intellettualità, il merito
Il merito senza la parola originaria sfocia nella competizione, nella rivalità, nell’idea di prevaricazione; d’altro canto la sua altra faccia è l’idea del debole da proteggere e salvaguardare; forse addirittura da creare. La scuola dei soggetti.Ma, la questione è intellettuale e la scommessa è la scuola d’artista, di scienza e di cultura, la scuola in cui s’instauri l’ascolto e la clinica della parola. L’accezione comune fa del merito la soggiacenza della sostanza. Come meritare la ricompensa? Come meritare la pena? Benemerito, malemerito. Guadagnare il merito? Il merito, la cosa meritata, la ricompensa, la mercede. Dal merito procede il meretricio, quindi il fantasma di fare secondo la ricompensa, secondo il premio, per guadagno, per lode o gratitudine, per salario. Merito è un termine militare che indicava lo stipendio guadagnato servendo l’esercito. Servire l’esercito, servire il popolo, servire dio: nessun servizio intellettuale se il servizio comporta il premio, la pena o il rimborso. Nessun rimborso del dispendio. Questo è il merito secondo l’idea distributiva. Merito come distribuzione, come circolazione.