- ATTIVITÀ ANNO 2008
- Come vivere, come fare, come comunicare
- Lezioni di vita 1
- Lezioni di vita 2
- Arrigo Cipriani. Harry’s Bar
- Vivere il monumento
- Cuba. Dissidenza e scrittura civile
- La sicurezza alimentare in Cina e nel pianeta
- I tesori della Russia a Venezia
- La follia, la pazzia, la clinica
- Il racconto e il viaggio
- Lussuria e censura
- La scuola del disagio e dell’ascolto
- La scuola del disagio e dell’ascolto
Laboratorio della modernità tenuto da Ruggero Chinaglia, ciascun giovedì alle ore 21, dal 4 dicembre 2008 alla Sala Prandina, a Padova con il patrocinio del Consiglio di Quartiere, 1 Centro, sul tema
LA SCUOLA DEL DISAGIO E DELL’ASCOLTO – seconda serie
Giovedì 4 dicembre, La scuola, la grazie, la clinica
Forse che il motto ispiratore della scuola dev’essere: “Tutti sono uguali di fronte alla scuola?” Certamente se si tratta di garantire il diritto allo studio di ciascun cittadino, ma il diritto allo studio non va contrabbandato con il principio di parità. Se il criterio è quello dell’eccellenza, non può esservi parità. Si tratta di non partire dal fantasma dell’invidia, come visione del mondo paritaria, antisessuale, omologante che allora favorirebbe l’elezione del debole a paradigma dell’equità sociale intesa come identità degli uguali, ma di favorire eventualmente l’emulazione, che è del tempo, in direzione del compimento del progetto e del programma di vita. Il fantasma di gratuità sociale è il fantasma del debito perenne del suddito, che può, anzi deve avere la sostanza che gli garantirebbe la sua identità paritaria. Il fantasma di gratuità si accompagna spesso all’idea di soggetto debole, malato, incapace; debole, malato, incapace: sono le prerogative del soggetto. Gratuità, assenza di grazia: il suo teorema non c’è più peccato dissipa il suddito; la gratuità lo conferma. Come assicurare il rendimento al dispositivo della scuola? Molto spesso gli insegnanti notano, riferiti a un alunno/a: “È intelligente ma non rende”. Il rendimento è una virtù soggettiva? Dove c’è rendimento? E come? Il rendimento di tutti o di ciascuno? O di ognuno? Rendimento ideale o pragmatico?
Giovedì 11 dicembre, L’autorità, la disciplina
L’autorità indica che è in atto l’anonimato del nome e l’innominabile del nome: niente e nessuna cosa possono essere nominati se non nei termini della tripartizione del segno, e quindi nell’effettuarsi dell’equivoco, della menzogna e del malinteso. Se niente può essere nominato, la rimozione è in atto. E con essa la nominazione. Ciò vuol dire che anche la condizione è in atto, ossia il sembiante. Il sembiante è la condizione della domanda. La costituzione di un dispositivo esige la posizione di sembiante. Ogni discorso di padronanza si lamenta con le sue rappresentazioni proprio di questo: “non richiesto”, non voluto, non previsto il sembiante interviene e causa la domanda, la pulsione. La disciplina è una virtù dell’uno che funziona; è la virtù che trae all’etica e alla sua capacità. La disciplina procede dalla memoria, sul registro dell’insegnamento. Segue la vicenda del significante, della sua menzogna, della ripetizione, della lettera, e sfocia nell’etica come compimento della scrittura frastica.
Giovedì 18 dicembre, La decisione
La decisione è decisione di vivere. E vivere è senza l’accettazione della morte. È la decisione di vivere senza la volontà di bene, l’intenzione di bene, di fare il bene, di fare. L’intenzionalità è l’altro nome della soggettività, come il probabilismo e il possibilismo del bene. La decisione di vivere trae con sé anche quella d’imparare: e nulla è mai imparato. Con l’intervento dell’afasia e con il numero duale e triale. La decisione di vivere è già la messa in questione dell’avere e dell’essere: impossibile avere o non avere, essere o non essere. Imparare esige la funzione di zero, la funzione di uno, il non dell’avere e il non dell’essere: questi sono i due impossibili: della rimozione e della resistenza. L’amore si avvale di questi due impossibili: la ricerca lo esige. Tra questi due impossibili, il contingente, con la funzione di Altro. Con la decisione il tempo è nell’atto, senza rimedio, senza ritorno.