Nei giovedì di maggio e giugno, alle ore 21, nella Sala Polivalente della Guizza in Via Santa Maria Assunta 35/A, a Padova, con la collaborazione dell’Università internazionale del secondo rinascimento e con il Patrocinio e la collaborazione del Consiglio di Quartiere 4 Sud Est, prosegue la serie di incontri diretti da Ruggero Chinaglia, medico, psicanalista, cifrematico, dal titolo
LA CIFREMATICA – Seconda serie
I DISPOSITIVI, SERVIZI, I PRODOTTI INTELLETTUALI
La domanda più frequente verso ciò che si ignora è: “Che cos’è?”, “A che cosa serve?”. Per rispondere a queste e altre domande rivolte alla cifrematica, avviene questo laboratorio avviando un ampio dibattito intorno al modo con cui la cifrematica entra in combinazione con tante cose: arti, mestieri, professioni, desideri, esigenze, ambizioni, sogni… Dinanzi all’occorrenza, c’è chi, pensandola come difficoltà, cede, si lascia andare credendosi limitato o debole, addirittura malato o incapace. Così non si utilizzano i talenti che nessuno sa di avere, ma che sono essenziali alla vita, al suo progetto, al suo programma. Per rivolgersi al valore della vita, nessuno può fare a meno dell’audacia e dell’interlocutore. La cifrematica è la cosa nuova che può contribuire a un altro modo di pensare, di fare e di vivere. Scommettiamo?
Giovedì 06 maggio, Lo scambio. L’impari
Dove stanno la radice del gioco e dell’invenzione, la radice della formazione, dell’arte, dell’invenzione? Lo scambio, nell’atto di parola è il modo in cui la domanda si scrive. E è senza pari e senza parità.
Giovedì 13 maggio, La volontà
Quale valore ha il famoso detto: “Volere è potere”? E’ un messaggio che può venire trasmesso ai giovani con valenza educativa? A cosa si potrebbe appellare la volontà, senza il progetto e il programma di vita?
Giovedì 20 maggio, Il giornalismo clinico
Il giornalista è uno statuto intellettuale ben preciso nell’esperienza cifrematica. Il giornalista trae la lezione del racconto del cifratore o dell’interlocutore in direzione del dizionario clinico e della lingua diplomatica. Va in direzione dell’aforisma clinico e cifrale. Il giornalista, quindi, non indugia nella dicotomia linguistica e nella sua algebra fra il bene e il male, non vieta e non prescrive, non ha il fine pedagogico, fine che contrassegna e autorizza ogni inquisizione. L’oralità giornalistica qualifica e valorizza. La scrittura giornalistica è scrittura della valorizzazione.
Giovedì 3 giugno, L’enigma pelle, con Riccardo Rondinone, dermatologo
I cosiddetti disturbi della pelle costituiscono ancora oggi, per la medicina, un capitolo enigmatico e vastissimo che esige, per la cura, una ricognizione su vari aspetti della vita. Infatti, l’esigenza della qualità si scrive anche sulla pelle, con geroglifici che esigono una lettura particolare, perché particolare è la sua lingua. Come leggere, allora, quel tatuaggio, quel testo invisibile che chiede ascolto e che racconta, a suo modo, la storia, spesso negata, che molti disturbi della pelle rappresentano? La clinica della parola risulta essenziale.
Giovedì 10 giugno, La metastasi
Parlando nulla è fermo, nulla resta dove riteniamo di potere collocare qualcosa. La prima esperienza parlando è il transfert, costituito dalla metafora, una sostituzione che mai può dirsi riuscita o completa e che costringe alla precisazione, dalla metonimia, uno spostamento che costringe alla ricerca per precisare e dall’abuso con cui si compie la trasposizione, con cui il racconto conclude alla cifra. Il discorso medico cerca i meccanismi di azione delle cellule e dei loro costituenti in termini di finalismo, di finalità di bene e si rivolge a sopprimere ciò che sembra opporsi, contrapporsi al fine di bene, al buon funzionamento. E così la metastasi giunge a indicare il trasferimento di un tumore da una sede a un’altra, il suo insediamento in un’altra sede, in un altro organo. Il suo viaggio inarrestabile. Ma qual è l’istanza del viaggio di una cellula?
Giovedì 17 giugno, L’anoressia
Non abbiamo nemmeno precisato anoressia intellettuale, perché non ce n’è un’altra nella parola. Teniamo conto dell’anoressia come virtù del principio della parola, quindi dell’anoressia nella sua accezione originaria, che indica un teorema inerente la sostanza e la sua desiderabilità, appetibilità. “Non mangio più”, Non voglio più”, “Non faccio più”. La desiderabilità della sostanza ha come corollario la possibilità di scegliere: la mangio, non la mangio, la prendo, non la prendo, faccio, non faccio. A prescindere dall’occorrenza. La scelta ha questa natura: prescinde dall’occorrenza; dipende per lo più da una questione di principio, di scaramanzia, da una questione morale. Talvolta il motivo della scelta si formula come questione di piacere: “Mi piace”, o “Non mi piace”, quindi con un’anticipazione del piacere previsto o che si presume di conoscere già come conseguenza dell’atto.