Nel mese di luglio, il giovedì, alle ore 21, nella Sala Polivalente della Guizza, Via Santa Maria Assunta 35/A, a Padova, con la collaborazione dell’Università internazionale del secondo rinascimento, con il patrocinio e la collaborazione del Consiglio di Quartiere 4 Sud Est, termina il Laboratorio della modernità diretto da Ruggero Chinaglia, medico, psicanalista, cifrematico, dal titolo
LA CIFREMATICA – Terza serie
I SERVIZI, I PRODOTTI INTELLETTUALI
La domanda più frequente verso ciò che si ignora è: “Che cos’è?”, “A che cosa serve?”. Per rispondere a queste e altre domande rivolte alla cifrematica, avviene questo laboratorio avviando un ampio dibattito intorno al modo con cui la cifrematica entra in combinazione con tante cose: arti, mestieri, professioni, desideri, esigenze, ambizioni, sogni… Dinanzi all’occorrenza, c’è chi, pensandola come difficoltà, cede, si lascia andare credendosi limitato o debole, addirittura malato o incapace. Così non si utilizzano i talenti che nessuno sa di avere, ma che sono essenziali alla vita, al suo progetto, al suo programma. Per rivolgersi al valore della vita, nessuno può fare a meno dell’audacia e dell’interlocutore. La cifrematica è la cosa nuova che può contribuire a un altro modo di pensare, di fare e di vivere. Scommettiamo?
Giovedì 1 luglio, La dignità
La questione intellettuale si pone con “l’oltre”: oltre la previsione, oltre l’aspettativa, oltre la conoscenza, oltre l’idea di sé, oltre l’idea dell’Altro. Oltre la rappresentazione delle cose, che è sempre rappresentazione domestica e limitativa, nonché limitante. Quel che si dice diviene cifra. Qui sta la dignità della parola, dignità di quel che si dice, per il modo con cui si dice, rivolgendosi alla cifra. Oltre la difficoltà, oltre la sua rappresentazione, oltre la rappresentazione della fine del tempo.
Giovedì 8 luglio, La cifrematica. La consulenza, la vendita
Il modo più frequente con cui chi avverte un problema si rivolge a un professionista è: “ Mi dica lei quel che debbo fare”, sia che si tratti di una questione di salute, di economia, di finanza, di fiscalità o altro. E il professionista è ben lieto di dimostrare quanto è bravo a consigliare il cliente per il suo bene. Il consiglio, la risposta, nei termini della mera professionalità è per lo più senza ascolto e si attua come somministrazione della buona sostanza che dovrebbe costituire la soluzione del problema. Ogni professionista è un conoscitore del bene, in particolare del bene altrui e la formula canonica suona così: “Per il suo bene è meglio fare così e così”. La consultazione dello psicanalista non può avere la risposta in nome del bene o in direzione del bene. L’indicazione va in direzione della qualità, in direzione della ricerca e dell’impresa, in direzione della qualificazione, non della risposta sostanzialista che confermi le credenze o le fantasmatiche in atto. E non può prescindere dall’analisi. Di cosa si tratta nella vendita? Della valorizzazione.
Giovedì 15 luglio, La cifrematica. Come opera la fede
Dire che la fede opera, comporta che non è un attributo di qualcuno o una proprietà. Non è qualcosa che agisce, non è un principio agente. Non appartiene al registro dell’agire. E non è ontologica. In assenza di fede, prevale l’idea di fedeltà che ha il suo risvolto nell’istituto della vendetta personale, sociale. La vendetta è in nome della parità sociale e deve ristabilire la parità, dove venga creduta infranta: vendetta riparatrice fra soggetti. La fede non è quindi l’attesa che le cose siano fatte, né può essere scambiata con la speranza che qualcosa accada in direzione del buon compimento. Occorre quindi distinguere tra la fede e la superstizione pagana che attribuisce alla delega all’idolo il potere di agire.
Giovedì 22 luglio, La cifrematica. L’avvenire senza remore, riserve, rimandi
Chi è in balia della paura trova sempre un compagno, un connivente che lo convince, lo rassicura sulla bontà della sua paura. Chi è in balia della paura ritiene che importano gli errori, propri e altrui, che sono il baluardo dietro cui stare. Credendo così, avendo ammesso la colpa, di stare al sicuro, con la sua paura e la sua pena. L’economia della pena allevia la pena? La acuisce? La conferma come pena perenne. L’economia della pena dissipa la pena? L’economia della paura dissipa la paura? L’avvenire non è un’idealità, è il progetto che si scrive, il programma che si scrive, si precisa, si definisce pragmaticamente. Ma non nell’attesa, non automaticamente, non senza fare nulla perché qualcosa accada. La chance per ciascuno è l’instaurazione del valore e perché questo accada si tratta di inventare i dispositivi dell’avvenire.
Giovedì 29 luglio, Il risultato
Perché rispetto all’avvenire c’è chi preferisce mantenere l’ombra del passato, del male, del pregiudizio davanti a sé, come uno sbarramento? Perché rispetto a ciò che ode c’è chi ritiene di dovere privilegiare il negativo? La clinica è senza rimprovero, senza punizione, senza cacciata. Punta alla riuscita. Dissipando il pregiudizio, che non contribuisce all’avvenire. Con il pregiudizio, l’attenzione è sempre rivolta al pre-giudicato e l’alone inquisitorio costituisce la cappa, senza apertura. Accettare o non accettare il pregiudizio, accettare o non accettare l’ombra? Dove sta il risultato nella vicenda dell’esperienza, nel corso dell’itinerario? Ciascuna acquisizione che entra nella memoria, nell’esperienza e si scrive è un risultato del cammino, del percorso e dell’itinerario.