Da giovedì 12 febbraio 2004 , alle ore 21,00, nella Sala Ex Chiesa delle Zitelle, in Via Ospedale 26, a Padova, organizzate dall’Associazione cifrematica di Padova, in collaborazione con l’università Internazionale del secondo rinascimento e dell’Associazione psicanalitica d’europa onlus, si tengono le conferenze con dibattito dirette dal dott. Ruggero Chinaglia, medico, psicanalista, cifrematico, nel quadro degli incontri intorno al tema
LA LAMPADA DI ALADINO. I GIOVANI, L’AMORE, LA FINANZA
La lettura della fiaba di Aladino e la lampada meravigliosa, contenuta nelle Mille e una notte, fornisce l’occasione di analizzare alcune mitologie dilaganti nella nostra epoca e che danno modo di interrogarsi sulla condotta dei giovani, sulle loro attese e aspirazioni. Quali sono l’idea di famiglia, di società, di avvenire dei giovani attuali, quali fantasie attorno all’amore, al lavoro, alla conoscenza, alla droga, al cibo, alla sessualità?
Tenendo conto della grande attenzione e curiosità suscitati dalla lettura clinica delle fiabe, qualche mese fa, l’Associazione cifrematica di Padova, accoglie le numerose sollecitazioni a proseguire il dibattito intorno alla clinica della parola, sui temi riguardanti i giovani e ciò che vi sta attorno, e che coinvolgono quindi insegnanti, genitori, educatori, medici, psicologi, filosofi, con questa nuova serie d’incontri, aperti al pubblico.
Chi sono i giovani? Sono coloro che combattono, ciascun giorno la battaglia intellettuale, senza riferimento al passato, al sistema, al già visto, al già saputo. Senza la prevalenza dei ricordi. I giovani sono coloro che non possono fare a meno della curiosità, perché non ne sanno mai abbastanza. I giovani sono senza riferimento all’età anagrafica e vivono all’orlo della vita, dove le cose sono estreme, dove le parola è estrema e il disagio mai può convertirsi in malattia o disturbo mentale. Ai giovani, a questi giovani, sono rivolti questi dibattiti perché costituiscano il pubblico della parola originaria. La parola originaria con la sua clinica è la novità del XXI secolo e la sua battaglia è la battaglia per la salute, per la libertà di parola e di ricerca, perché il valore di ciascuna cosa si scriva nel viaggio che ciascuno ha in corso e che chiama vita. Da non sprecare.
Giovedì 12 febbraio, La famiglia di Aladino
Qual è la famiglia di Aladino? Per Aladino la madre è l’equivalente generale di tutte le donne, e quando vede la figlia del sultano ricorre alla mediazione della madre, secondo il principio dell’incesto. Rovesciamento del mito di Mirra, tutte le donne sono vietate, meno una, a condizione che sia concessa dal padre. La donna genealogica. E come mai il sultano non ha la sposa? Che fine ha fatto? Aladino s’innamora della figlia o della sposa del sultano?
Il padre è anfibologico, ora povero ora ricchissimo, ora amico ora nemico. Il padre risulta preso nell’anfibologia dell’Altro. Solo dopo che ha la lampada, Aladino vede la principessa, vede la sposa.
Dalla lampada procede ogni cosa. Ma, può dirsi dispositivo ciò che avviene con il genio?
Giovedì 19 febbraio, La lampada dell’erotismo
Il fantasma che attraversa il pianeta e lo agita è il fantasma di padronanza. Con la paura insita in esso di perderla.
Il fantasma di padronanza è l’idea di potere avere il dominio sulle cose, sui pensieri, sui desideri, sulla parola, sugli accadimenti, in modo che nulla possa sfuggire al controllo, in modo che nulla possa sorprendere, meravigliare, interrogare. In modo che nulla possa sfuggire alla volontà. “Volere è potere”: questo è il motto, che consentirebbe di non essere costretti a interrogarsi su ciò che accade, su perché accade, su come accade. “Io voglio e così sia”. Una certa mitologia tecnologica impone non già di rispondere agli interrogativi intorno al perché delle cose, ma di soddisfare le esigenze; rapidamente, senza indugi e sbavature, in modo che le cose siano rispondenti all’idea che se ne ha. Per un realismo dell’immaginazione. Per un’immaginazione senza immagine, ossia senza semovenza dell’immagine, senza scarto fra l’immagine che si produce nella sembianza e l’immagine pensata, prevista, presunta. L’erotismo è uno dei temi che i vari personaggi della fiaba presentano. Come svolgere il tema senza intendere qual è il fantasma che muove ogni personaggio? Ecco quindi la lettura clinica che trova come il personaggio si dissipa dinanzi alla sua istanza originaria.
Giovedì 26 febbraio, La poesia dell’acqua
Conferenza dell’ing. Guido Zanovello dal titolo La poesia dell’acqua.
L’acqua è uno degli elementi più importanti per la vita, se non il più importante e è parimenti il più diffuso. Entra in gioco quindi sia per i vari aspetti della vita biologica, per le variazioni climatiche, per le questioni ecologiche, per gli assetti idrogeologici, per le esigenze di potabilità, per la filosofia dell’ambiente e altro ancora. Dai tempi antichi ha costituito materia d’interesse per scienziati, ricercatori, poeti. Anche attualmente costituisce materia d’interesse diffuso e frequente pretesto di luoghi comuni e false credenze. Alle varie questioni è dedicato l’incontro di questa sera.
Guido Zanovello è ingegnere idraulico e opera in modo particolare nella gestione delle risorse idriche.
Giovedì 04 marzo, L’amore
Contrariamente a quel che ognuno pensa l’accesso alla parola non è diretto. Contrariamente a quanto propagandato in merito all’epoca dell’accesso, per esempio da Jeremy Rifkin, non c’è accesso diretto alle cose. Pertanto niente comunicazione diretta. Niente telepatia. E, sopra tutto, niente accesso diretto al godimento, al sapere, alla verità. Questa idea dell’accesso diretto è magica e ipnotica: toglie l’itinerario, toglie la domanda per istituire il regno della lampada. “L’amore è eterno finché dura” è il titolo di un film uscito recentemente, che indica con precisione una mitologia comune al canone occidentale: la fine del tempo. L’idea di amore nel canone occidentale è legata alla fine del tempo, alla sua fine. Oscilla fra la possessione del suo presunto oggetto e l’unione con esso. Il cannibalismo è la forma eminente di amore secondo il canone occidentale: soddisfa infatti le prerogative comunemente attribuite all’amore, ossia il possesso e l’unione con l’oggetto, a fin di bene.
Giovedì 11 marzo, Aladino e la conoscenza
“Noi sappiamo che…” è la formula più diffusamente usata per alludere a una presunta verità già acquisita e indiscutibile su cui tutti dovremmo essere d’accordo. Una sorta di captatio benevolentiae per istituire un sistema di riferimento cui appellarsi, da rispettare, per istituire tra gli astanti, una complicità di appartenenza. È un modo d’istituire la cerchia, di fare cerchio. Un modo d’introdurre la genealogia, la genealogia del sapere. “Noi (che) sappiamo, apparteniamo allo stesso sapere, apparteniamo alla stessa genealogia, dobbiamo partecipare alla stessa armonia sociale”. Questo è il messaggio, non tanto subliminale, che questa formula propugna. Spesso il fondamento di questo “Noi sappiamo” è una superstizione, una consuetudine, una fantasia, un equivoco, un dato in realtà non verificato né attendibile, su cui tuttavia sorgono le presunte “verità” epocali. “Noi sappiamo” evoca a “noi” la garanzia di una verità condivisa e riconosciuta che consente di potere affermare, per lo più, la propria opinione.
Giovedì 18 marzo, Aladino, il cibo, il fumo
Qual è la linguistica del cibo e quale la sua aritmetica? Questo insegue anche la dietetica con l’innumerevole serie delle diete. Ogni dieta mira a dimostrare che tutti i cibi sono innocui, tranne uno o due, o più, che vanno evitati. Ognuno insegue la sua dieta, ossia cerca di localizzare ciò che gli è vietato o ciò che gli è dannoso. Quasi una legge dell’incesto applicata al cibo e alla cucina. Quale relazione tra fame e cibo? Senza invocare la mitologia dei disturbi e il loro catalogo, si tratta d’intendere la logica. Così, il fumo, la sigaretta, il fumare non sono disgiunti da un’idea di significazione, di localizzazione del piacere attribuendolo alle cose: ora al cibo, ora al fumo, ora a qualcos’altro. E quest’idea, il più delle volte, prevale addirittura sulla salute, prevale su qualsiasi proibizionismo. A confermare la dicotomia fra piacere e pena. La questione è intellettuale. In che modo cibo e fumo partecipano del sostanzialismo? Quale cibo nutre, quale ingrassa? Quale nuoce o avvelena? Quale fa bene? Quale fa male?