Da giovedì 25 marzo 2004, alle ore 21, nella Sala delle Zitelle, in Via Ospedale 26, a Padova, incomincia la serie di dibattiti diretti dal dott. Ruggero Chinaglia e organizzati dall’Associazione cifrematica di Padova con il Patrocinio del Comune di Padova, dal titolo
LA LAMPADA DI ALADINO E IL GRANDE FRATELLO
I GIOVANI, LA SESSUALITÀ, LA COMUNICAZIONE
Chi sono i giovani? Sono coloro che combattono, ciascun giorno la battaglia intellettuale, senza riferimento al passato, al sistema, al già visto, al già saputo. Senza la prevalenza dei ricordi. I giovani sono coloro che non possono fare a meno della curiosità, perché non ne sanno mai abbastanza. I giovani sono senza riferimento all’età anagrafica e vivono all’orlo della vita, dove le cose sono estreme, dove le parola è estrema e il disagio mai può convertirsi in malattia o disturbo mentale. Ai giovani, a questi giovani, sono rivolti questi dibattiti perché costituiscano il pubblico della parola originaria. La parola originaria con la sua clinica è la novità del XXI secolo e la sua battaglia è la battaglia per la salute, per la libertà di parola e di ricerca, perché il valore di ciascuna cosa si scriva nel viaggio che ciascuno ha in corso e che chiama vita. Da non sprecare.
Giovedì 25 marzo, Come il fantasma di morte fonda la nosologia e si dilegua all’orlo della vita
La questione aperta è questione di vita o di morte. Nel momento in cui questa apertura diventa chiusura, occorre intendere l’estremo appello. Talune malattie costituiscono appunto l’estremo appello, ma come intendere questo appello se ognuno pensa di percorrere una via rettilinea, una via che conduce dall’origine alla fine e se è già stabilita quale ne sia la fine, date le caratteristiche dell’origine. La via è altra via da quella che ognuno pensa. Accogliere la via come altra via, esige l’astrazione. Le cose non sono quelle pensate, quelle sapute, quelle note, sono altre, sono soprattutto altre. Ognuno pensa alla morte e quindi si lascia andare. Lasciarsi andare è già obbligarsi a morire. Nessuno può obbligarsi a combattere, a vivere, ma ognuno può obbligarsi a morire. Tenendo conto di questo possiamo indagare con altro spirito, con altro statuto intorno a ciò che sembra compromettere il viaggio. La prima compromissione del viaggio è la presunzione di conoscersi.
Giovedì 01 aprile, Come la salute procede dalla questione di vita o di morte
Nessuno conosce la morte, nessuno ne sa. Tuttavia, ognuno pensa alla morte, e pensa di saperne. L’idea di saperne produce la paura. A partire dalla paura ognuno dice di non volere saperne e preferisce non saperne nulla: così accetta la morte bianca a ogni livello, fino al punto di non indagare nemmeno sulle condizioni di salute. La cifrematica avanza che quelle che vengono chiamato malattie dalla nosologia medica, logicamente e linguisticamente sono invece contraccolpi, contropiedi o contrappassi, delle rappresentazioni dell’impossibile realizzazione della morte nel discorso di ognuno. La salute è questione intellettuale, pertanto non c’è statistica che tenga. La statistica vorrebbe fornire la rappresentazione statica di ciò che è, dello stato dei fatti, intesi come fatti sociali. Come fare rientrare nella statistica qualcosa che sta nel viaggio, che è in viaggio? Il viaggio non è di gruppo, né di specie, né di genere. Ciascun viaggio è nella distinzione, nella differenza, nella varietà; è particolare, senza identità, senza il principio di stabilità o di equilibrio da raggiungere o da mantenere. Il viaggio non ha da espellere niente, non ha da purificarsi di niente, non ha da compiere nessuna catarsi.
Giovedì 8 aprile, Di una lampada che non si illumina, ovvero come l’ingenuità e la sessualità procedono dall’ignoranza
Oscurantismo e illuminismo sono due facce di una stessa mentalità che propone una verità come causa, ora da negare, ora da custodire, ora da svelare. Questa mentalità nega la parola originaria, il suo atto, la sua particolarità; nega l’inconscio in nome di un discorso di padronanza che ha da confermare il sapere da cui è sorto, e ritrovare la sua origine alla punta del suo destino. Non si tratta di leggere “alla luce” di qualcosa, “alla luce delle più moderne o recenti acquisizioni”, “alla luce delle acquisizioni scientifiche o quant’altro”, ma si tratta di leggere con la scommessa che leggendo si produca la luce. Presumere che la luce ci sia prima della lettura, ebbene, nega la Pentecoste, nega il viaggio intellettuale nel cui corso può accadere appunto la Pentecoste. La battaglia è battaglia per la salute. Per questo, per ciascuno si tratta del progetto e del programma, di vita. Dinanzi a noi sta il progetto, che, per l’operare dello spirito, si scrive. Dinanzi a noi sta il programma, che, per l’intervento del fare, si scrive. L’operatore opera per la scrittura del progetto. Il fare interviene per la scrittura del programma. La battaglia, che è battaglia per la salute, segue i modi del due e del tre. Logica diadica e logica singolaretriale. Nessuno sa come, dove, quale sia la salute, per sé e per altri. La salute non è uno stato. Non è la salvezza.
Giovedì 15 aprile, Cristo, Aladino e l’Annunciazione, ovvero come l’Islam partecipa del Cristianesimo
Come leggere il testo di Aladino e la lampada meravigliosa, senza l’atto di Cristo e il suo testo? Come leggere la fiaba senza la parola cattolica e la sua cifra? Come leggere, dunque, senza l’analisi, la clinica, la comunicazione? Con la cifrematica e il suo dispositivo intellettuale, non c’è più demonismo, non c’è più superstizione che impedisca alla scrittura di giungere alla qualità. E la fiaba, la favola, la saga si scrivono. Il discorso di padronanza si sofferma sulla fiaba senza leggerla per confermare il materiale fiabesco, ossia per ricavarne una lezione morale che confermi il legame sociale e il suo ordine naturalistico, noi leggiamo la fiaba per giungere alla saga, alla cifratura del materiale della fiaba; per giungere alla cifratura del materiale che il fantasma materno, fantasma di legame sociale, fantasma di mortalità, rende fiabesco.
Giovedì 22 aprile, Aladino, la principessa e la sessualità
L’anfibologia del padre è un indice del fantasma materno: fantasma materno è fantasma di alternativa. E già l’alternativa significa la fine, dato che è alternativa esclusiva. È alternativa fra due possibili soluzioni. L’idea di soluzione è già idea di fine. È già previsione della fine. La nascita quindi non è naturale, non è il “venire al mondo”. La nascita è sempre rinascita, rinascimento. La nascita indica la logica e la struttura della parola. In particolare la nascita si situa nella sembianza. È un aspetto del mito della famiglia. Ciascuno nasce, ma dove nasce se non nella parola originaria? Siamo giunti con la lettura di Aladino e la lampada meravigliosa a un punto importante, dove non si tratta più, né si è mai trattato, di significare il materiale fiabesco con il senso comune, ma di cogliere la lezione della parola originaria, tenendo conto delle pieghe che il racconto propone. I personaggi della fiaba non traspongono la realtà, non sono esemplari del comportamento da assumere o da non assumere per percorrere la retta via. I personaggi sono fantasmatici: ogni personaggio si dissipa con l’analisi e indica la particolarità da cui procede, ma non è la particolarità.
Giovedì 29 aprile, Mamma la paura: il matricidio, l’aborto, l’infanticidio
La negazione del mito della madre instaura la paura della morte e le sue conseguenze, dal matricidio all’infanticidio, varianti dell’omicidio. L’epoca è contrassegnata da questa negazione e le cronache mediatiche giornaliere non mancano di confermare il suo nefasto contributo. Ciascun giorno infatti, sembra esigere il sacrificio di una vittima dedicato alla paura e alla vendetta. Come ognuno vive giorno per giorno l’incombenza dell’idea di fine, se questa idea non è dissipata?
Giovedì 6 maggio, L’incredibile potere dell’uovo di Rukh
La questione dell’origine che viene formulata così: da dove viene il potere del genio? Dall’uovo di ruck. L’uovo di Ruck è l’origine del potere, è il padrone del genio. E il genio svanisce. Rilanciando l’infanticidio con il suo fantasma di assassinio. Bisogna distinguere fra matricidio e parricidio: il matricidio è l’applicazione del fantasma materno, del fantasma di fine, una reazione al parricidio e alla sessualità. Con il matricidio, l’infinito è tolto, lo zero è tolto, l’uno si divide in due. Questa è la struttura del matricidio in cui il tempo finisce e cioè è pensato passare o durare. Il padre è morto, il figlio è destinato a morire, l’Altro è espunto e la sua eventuale comparsa significa, rappresenta il male, il negativo, il nemico, la morte. Corollario del matricidio è l’infanticidio, e ogni omicidio, ivi compreso il suicidio che non è altro che una variante dell’omicidio. Nel matricidio non c’è più combinazione né combinatoria. Solamente alternativa. Con la morte della materia intellettuale sorge il discorso come causa la cui origine è localizzata dalla verità da conservare e dimostrare. Con il matricidio non c’è più struttura temporale, viene tolto il funzionamento della parola. L’aborto rientra nel fantasma di padronanza del matricidio? Alla madre è assegnata la funzione di morte, dunque la madre uccide, la madre può uccidere. L’aborto è la risposta a questa fantasmatica, la sua applicazione.
Giovedì 13 maggio, Patrimonio e matrimonio
E, per molti, l’idea della nascita è già l’idea della morte, in quanto ripropone il mito della cacciata, la cacciata dal giardino, e quindi la fantasia di una immortalità naturale che la nascita farebbe finire. A questo allude il motto “Non ho chiesto io di nascere, e pertanto… ecc.ecc.”, con le rivendicazioni del caso. È un enunciato che postula una vita prima della nascita, una vita beata, facile, senza difficoltà. Quindi, l’idea della nascita come discesa nella valle di lacrime. Questa idea della valle di lacrime è già idea di matricidio. Matricidio come applicazione dell’idea della fine, applicazione di un fantasma materno: la negazione della madre e del suo mito, così come può esserci la negazione del padre e del suo mito. Quindi, il matricidio, come reazione al parricidio e alla sessualità. Ora, chiamiamo parricidio non già la messa a morte del padre, ma la funzione in atto del padre; c’è questa distinzione da fare. Mentre il matricidio è la negazione della madre, il parricidio è la funzione paterna in atto. Parricidio, quindi, originario.
Che cos’è anche parricidio? Parricidio è assenza di parità. Parricidio: assenza di pari, di parità. Assenza di parità sociale. Funzione di padre in atto. L’altra faccia del parricidio è la sessualità. Dove non c’è sessualità, c’è l’idea di parità. Ogni tentativo di salvare la parità, nega la funzione di nome, la funzione di significante, la funzione di Altro e nega anche la politica, cioè la sessualità. Ogni tentativo di parificazione toglie il tempo e la sua politica, toglie la sessualità. Non c’è parità.
Giovedì 20 maggio, Il caso clinico della storia di Aladino e la lampada meravigliosa
La storia di Aladino e della lampada meravigliosa è la storia che descrive la traiettoria del meraviglioso, dalla rappresentazione all’irrappresentabile, dall’idea di sé all’evento temporale di cui il sé è condizione. La traiettoria del miracolo. Senza magia e senza ipnosi. La fiaba racconta le fantasie anfibologiche della principessa Badr-al Budùr, altro nome della principessa Shahrazàd in prossimità delle nozze a partire dal matricidio e simultaneamente dalla messa a morte del padre e dello sposo. Il corollario del primo dubbio è che la principessa promessa sposa a Aladino, ha dei dubbi intorno allo sposo, alla sua origine, alla sua ricchezza, alla sua sessualità. Aladino è uomo di paglia, senza qualità, i cui meriti, non ben precisati, deriverebbero da certe arti magiche e non dalle sue capacità. I dubbi intorno allo sposo procedono da quelli intorno al padre. Infatti, la principessa ritiene che il padre, per debolezza, per avidità, stia per abbandonarla a un uomo qualsiasi, di basse origini. Da questi dubbi procedono le fantasie sulle peripezie di Aladino e della sua vita, se dovesse sposare Aladino: sarebbe costantemente in pericolo: pericolo di rapimento, di morte, d’incesto. Il marito sarebbe sempre a zonzo, a cacciare e a sollazzarsi e lei sarebbe sempre a casa a fare le faccende, esposta a ogni sorta di pericolo. Potrebbe tutt’al più farsi un amante, come il mago Africano.