Di giovedì, alle ore 21, da ottobre a dicembre, nella Sala Polivalente della Guizza, Via Santa Maria Assunta 35/A, a Padova, con il patrocinio del Consiglio di Quartiere 4 Sud Est, si tiene una serie di incontri dal titolo
IL VALORE DELLA VITA
Perché vivere? Come vivere? Cosa bisogna sapere per vivere bene? Come saperci fare? Molti formulano queste domande come se qualcuno possa dare una risposta che ponga al riparo dal rischio di sbagliare, quando il problema non è l’errore, ma l’idea che l’errore o lo sbaglio possano risultare fatali. È l’idea di fine o di morte a suscitare la paura e a paralizzare ogni iniziativa. Ma è raro che la paura sia ammessa. Per lo più, è tacitamente praticata. La quasi totalità degli umani è più disposta a assumere droghe, alcool o psicofarmaci che a intraprendere un itinerario di ricerca libera e rivolta alla qualità della vita. C’è chi crede che fare da soli sia una prova di forza e che sia preferibile sbagliare da soli, piuttosto che fare l’esperienza dell’analisi, perché “Non sto poi così male”. C’è chi preferisce l’aiutino sostanziale all’aiuto che viene dalla ricerca. E l’aiutino radica e esaspera l’idea negativa che ognuno ha di sé, su cui si fondano i tabù. Che la vita divenga valore è una conquista intellettuale.
appuntamenti
giovedì 6 ottobre, Quale vita
La vita si rivolge al valore se l’idea di padronanza, di dominio, di possesso sono dissipate, attraversate, analizzate.
Per la questione vita, per un’altra accezione di vita occorre partire anche da qui.
Per “la vita”, per correre il rischio di “vita”, occorre innanzi tutto mettere in discussione la sua accezione zoologica o sociologica di legame sociale. Occorre mettere in questione il realismo della “vita”. Questo realismo si attua per esempio intendendo la vita come vita umana. L’umanizzazione della vita, quale contributo dà alla vita?
Così, bisogna analizzare e articolare la definizione di essere umano. Anche nell’accezione apparentemente più elaborata di “essere che abita il linguaggio”. Nessuno può abitare la parola o il linguaggio, che ne è una dimensione.
C’è chi dice “la vita è un/il viaggio”, e così la intende come il movimento fra l’inizio e la fine di qualcosa, tra la partenza e l’arrivo, un movimento geometrico tra l’inizio e la fine, oppure un movimento tra il dentro e il fuori di se stessi, del proprio “io”, con finalità di conoscenza e di definizione. Questo “movimento” presunto si rivela come un avvitamento sull’origine con la prescrizione del ritorno all’origine, istituendo così un territorio di presunta competenza, di conoscenza, di stabilità, dove vivere in pace con se stessi. La vita diventa qui una metafora. Ma la vita non è la metafora di qualcosa, cui venire ricondotta per analogia. La vita, più che il viaggio, è in viaggio, e essendo in viaggio è in atto, impossibile rappresentarla o significarla in una sostanzialità. Esige il disegno, il progetto, il programma. Con la scommessa dell’avvenire.
giovedì 13 ottobre, L’entusiasmo
Il secondo incontro della serie “Il valore della vita” verte nella ricerca sul termine entusiasmo. L’entusiasmo non è l’euforia di qualcuno patito per una particolare attività. L’entusiamo è senza patimento e senza integralismo, né è un sentimento o un’emozione, ma ha una sua struttura logica e funzionale. L’entusiasmo, ciò per cui avviene l’investimento nelle cose che si fanno nella vita e perché non ci sia abbandono o trascuratezza in ciascun atto di vita.
L’entusiasmo è quella proprietà (dell’oggetto) per cui ciò che è da fare si fa: non per obbligo, non per dovere, ma per entusiasmo, quindi anche per forza, per quella forza che procede dall’entusiasmo. Non è una dotazione personale l’entusiasmo, che potrebbe volgersi, in quanto tale, nel suo contrario, nella depressione, che deve significare il soggetto che si presume, si pensa, si rappresenta debole. L’entusiasmo è senza rappresentazione di sé. Senza rappresentazione del bene e del male, senza rappresentazione del destino. L’entusiasmo è ciò per il cui intervento c’è forza, ciò per cui si produce la forza, ciò che provoca la domanda. L’entusiasmo caratterizza la provocazione, per ciò che evoca: è un aspetto dell’identificazione.
giovedì 20 ottobre, La disciplina
Che ne è di ciascuna cosa senza più il suo concetto? Che ne è delle cose senza concettualità? Il concetto di disciplina vige consultando, per esempio, un vocabolario, dove troviamo per disciplina: insegnamento, ammaestramento, complesso di norme che regolano una convivenza comunitaria, (scolastica, di lavoro, militare, religiosa), controllo dei propri impulsi, specialmente in obbedienza a norme morali, autodisciplina. Questi sono concetti che si prestano all’applicazione verso un substrato sostanziale.
Ciò che comunemente viene chiamato disciplina è un invito alla padronanza sul soggetto dopo averlo creato o istituito. Un soggetto ideale deve poi trovare la sua realizzazione nella controllabilità e plasmabilità, quasi si trattasse di un moderno mito della materia inerte e amorfa che deve essere plasmata dal vasaio.
La disciplina originaria non è da confondere con il disciplinare, con la conformazione a uno standard, nell’osservanza.
giovedì 3 novembre, Ancora la psicopatologia?
Al suo sorgere la nozione di psicopatologia mirava a cercare e a capire le cause di ciò che accade in quanto è chiamato lo psichico. E la disputa avveniva tra coloro che ipotizzavano cause fisiche e coloro che ipotizzavano cause psichiche. Tutto ciò all’insegna di un soggetto che era l’effettivo materiale da esaminare, che poteva essere libero o condizionato nei suoi atti.
In realtà, la nozione stessa di soggetto, impedisce la ricerca della logica e del valore dell’atto, spostandola dall’atto, con la sua logica e la sua struttura, a una sorta di substrato, il soggetto, che sarebbe appunto la sostanza osservabile di quanto accade in modo invisibile e inosservabile.
Questa disputa sulla causalità è, per così dire, un falso problema.
Attualmente, la nozione di psicopatologia verte in modo più sostanziale sulla diagnosi, sull’etichetta da assegnare a ciò che starebbe a monte di un atto o di una serie di atti indicativi di uno scostamento dalla cosiddetta normalità. E questo scostamento viene definito in un modo solo: malattia, malattia mentale. L’idea di essere affetto da un malattia, anche se mentale, che cosa produce? La delega al “sapiente” di turno, sia esso medico, psicologo, psicoterapeuta, psicanalista o quant’altro, di curare e addirittura di guarire la malattia, senza nessuno sforzo per capire di cosa si tratti.
giovedì 10 novembre, L’economia e l’amore
Qual è la materia dell’amore? A cosa si rivolge l’amore? Come l’amore non si risolve nel discorso dell’amore?
Se la struttura dell’amore è attraversata e intesa allora non fa paura, perché non entra nella rappresentazione di sé o dell’Altro, non entra nella rappresentazione del finalismo o della fine.
Se l’amore diventa relazione interpersonale, “tu sei il mio amore”, o è presunto potersi rivolgere a un oggetto che ne diventerebbe il bersaglio, entra allora in una mitologia della quantificazione, del dosaggio, diventa cannibalico. “Io ti amo”. E già l’amore non c’è più. “Io amo” è già l’enunciazione paradossale che vorrebbe significare l’io come soggetto. “Io ti amo” vorrebbe addirittura presumere di sapere dove l’amore si rivolge. “Io ti amo” e subito segue “ti voglio”. “Tu sei mia/mio”.
Amore senza possesso, senza possessione. La questione dell’amore è la questione della vicenda della domanda, con particolare riferimento al dare. Non già l’essere, non già l’avere, ma il dare.
giovedì 17 novembre, I servizi intellettuali e l’impresa
Il processo intellettuale e il dispositivo intellettuale sono due modi del servitium. Il servizio è intellettuale in quanto si rivolge alla cifra.
“A che serve?”. La negazione del valore comincia così!
Senza l’analisi, nessun processo di valorizzazione può cominciare, anzi, si afferma il processo di significazione, che ha la sua formula: “Cos’è?”.
Dove sta il servizio? Qual è il valore del servizio?
Come fare il servizio intellettuale?
Qual è il servizio del cifrematico? Se chi si rivolge a un cifrematico non si sente rispondere secondo la logica del sì e del no, secondo la logica binaria, ma trova la sospensione della logica del padrone e dello schiavo, già si è instaurato il servizio intellettuale.
In ciascuna interlocuzione si tratta del servizio, senza delega, senza attesa, senza riserva, senza rimando o remora.
giovedì 1 dicembre, Il narcisismo
Il termine narcisismo oggi è bandito e al suo posto interviene quello molto più “accettabile” di autostima. Chi sa dire perché l’autostima è quanto mai bene accetta in ogni ambiente e in ogni circostanza, mentre il narcisismo ha acquisito una valenza del tutto negativa?
Perché il positivismo illuminista debole vigente animalizza il narcisismo, lo antropomorfizza, lo attribuisce al soggetto, rappresentandosi un soggetto narcisista patologico in quanto contraddice all’assunto che ogni azione e quindi ognuno dev’essere ispirato e quindi rivolto al bene. L’ironia di Freud che conclude il suo saggio dicendo che l’innamoramento in quanto forma d’idealizzazione può essere un sostituto del narcisismo, non è stata colta.
giovedì 15 dicembre, Il dispendio
Lo scambio trae dall’equivoco l’effetto di dispendio. È un effetto sintattico che impedisce la possessione e la padronanza. L’idea di sofferenza si alimenta invece applicando al dispendio l’economicismo della sua rappresentazione. E questo avviene per impedire che il dispendio si scriva in modo incontrollabile, vanificando il nome del nome su cui si regge ogni discorso finalistico. E dal nome del nome procede il discorso unico, da cui il dispendio deve essere bandito.
giovedì 22 dicembre, Il contributo dell’analisi alla vita
L’analisi è il modo per dissipare l’antropomorfismo e la superstizione. Ancora di più l’antropomorfismo della superstizione. Antropomorfismo dell’azienda, della scuola, della, famiglia, della vita, dell’idea di sé. Antropomorfismo anche del narcisismo. L’antropomorfismo ha il compito di rendere le cose probabili, quindi possibili, quindi anfibologiche, cioè passibili di alternativa.
Il fantasma materno rivendica il primato della morte e la padronanza sulla vita. Come stabilire la posologia della morte? L’esorcismo della morte è la sua somministrazione giorno per giorno. Idea mitridatica, cioè di padronanza sulla morte. Alla mitridatizzazione della morte corrisponde la mitridatizzazione dell’intellettualità: l’abolizione dell’intellettualità attraverso la somministrazione giorno per giorno dell’accettazione della morte bianca fino all’accettazione dello stato di soggetto.