Di giovedì, alle ore 21, da gennaio a marzo, nella Sala Polivalente della Guizza, Via Santa Maria Assunta 35/A, a Padova, con il patrocinio del Consiglio di Quartiere 4 Sud-Est, si tiene la seconda serie di incontri dal titolo
L’ANALISI – Seconda serie
INCONTRI CON RUGGERO CHINAGLIA
appuntamenti
giovedì 27 gennaio, Il proseguimento
Noi siamo qui, proseguendo. Non dico nemmeno per proseguire. Proseguire non è una scelta. Non c’è nessuna alternativa al proseguimento, a meno che non prevalga il fantasma di fine del tempo. Il proseguimento non è secondario alla finalità, non esige uno scopo: è originario. Niente incomincia se non è instaurato il proseguimento, che è un modo dell’apertura, modo ironico.
Ironico, indica che è proprio alla domanda, alla parola che esige di qualificarsi. Il proseguimento è alle nostre spalle; se viene posto dinanzi a noi allora entra nel novero della possibilità, allora si biforca quale animale fantastico nella possibile alternativa: può esserci e non esserci.
Ci sarà? Ci sarà proseguimento?
Quasi nessuno si pone apertamente questa domanda, ma ognuno ne dubita tacitamente. Ne dubita chi si pone la questione di “per tutta la vita”.
La questione giovanile odierna, così come viene annunciata dal discorso politico, cioè dal discorso comune è la questione stessa della superstizione. Ci sarebbero in questa epoca condizioni proibitive rispetto alle epoche precedenti e quindi per i giovani non ci sarebbe avvenire. Questo è il risultato dell’applicazione del fantasma di fine alla vita ritenuta standard. La fine standard. Discorso standard.
giovedì 3 febbraio, La puntualità
La puntualità non riguarda l’orario, non è una spazializzazione del tempo, non è la versione cronologica del tempo, ma interviene con l’appuntamento. Che è con il punto e per via del punto: di sottrazione, di distrazione, di astrazione. Appuntamento, puntualità, dove. Si tratta del sembiante, dell’oggetto causa. L’appuntamento è ciò che indica l’instaurazione del sembiante.
Il puntamento, invece, è già indice del progetto. Va in direzione della scrittura del progetto.
L’arte della puntualità è la pittura. Il modo con cui si scrive il confronto. Anche arte del colore, il punto oscuro che promuove e causa la ricerca.
La puntualità è la questione stessa del colore. Del punto. Della causa.
La puntualità non riguarda l’orario, non è una spazializzazione del tempo, non è la versione cronologica del tempo, ma interviene con l’appuntamento. Che è con il punto e per via del punto: di sottrazione, di distrazione, di astrazione. Appuntamento, puntualità, dove. Si tratta del sembiante, dell’oggetto causa.
venerdì 10 febbraio, La carità
San Paolo tesse l’elogio della carità e la indica come la virtù più preziosa, ma questo suo elogio ha favorito un’accezione di carità come attributo personale e soggettivo che è sfociato addirittura nella significazione dell’altruismo, cioè nell’espunzione dell’Altro. Ne ha consentito la rappresentazione nell’elemosina, nell’elargizione, nel soccorso, fino all’assistenzialismo. San Paolo e la teologia successiva ne fanno una proposta religiosa, cioè una proposta che mette in alternative il bene e il male, una proposta che sancisce la dicotomia e quindi la funzione salvifica della carità. La battaglia per la salute, la battaglia da cui dipende la riuscita, la battaglia che istituisce la giornata come dispositivo intellettuale per la ricerca e l’impresa esige la carità, senza cui non può instaurarsi la scommessa sull’intelligenza.
Dove sta il male? Chi fa il male? Chi è abitato dal male? Quali sono i segni del male? Questi sono alcuni degli interrogativi che concorrono a istituire la caccia all’animale fantastico, che diventa caccia alla strega, appunto, la posseduta dal demonio o caccia alla malattia mentale, o alla malattia morale. Tolto lo spirito costruttivo, la celebrazione della negatività volge la ricerca nella caccia al negativo, al segno del negativo.
venerdì 17 febbraio, La grazia
La vendetta è la base della civiltà occidentale e delle religioni che vi sorgono all’interno. L’istituto della vendetta è alla base della somministrazione umana della giustizia, che si regge a sua volta sugli istituti della colpa e della pena. Su questo postulato della colpa, ognuno si somministra la pena, si anticipa perfino la pena, o cerca di sfuggire alla pena, mantenendo però inalterata la credenza nella colpa. La colpa è quindi indispensabile per l’amministrazione della giustizia umana e di quella divina per le varie religioni. E è indispensabile anche per invocare la grazia.
Perfino San Paolo vi si ispira per esemplificare la portata della grazia divina. E non solo, ma anche per esaltare Dio stesso, quale agente della salvezza. Anche per la grazia, quindi, non solo per la carità, nella loro accezione sociale, la colpa è indispensabile per giustificarle. E il riferimento è alla salvezza. La grazia non è quindi strumentale a dissipare il peccato, ma indica che non c’è più peccato.
L’accezione di grazia come dono, istituisce il debito morale e con esso istituisce la genealogia dei sudditi. E distribuisce l’alibi per non fare.
In assenza di grazia, nell’idea della grazia assente, ognuno si sente vittima e si fa vittima di un peccato da purificare, di un peccato che sarebbe il segno di un’origine da espiare o da riscattare. Ricatto e riscatto sono i due corollari della vendetta, due corollari della coscienza di colpa.
giovedì 3 marzo, Il corpo
Se pensato, il corpo diventa segno della possibilità anfibologica o dicotomica. Corpo perfetto o corpo imperfetto. Ma qual è il corpo della perfezione? Per la medicina è il corpo morto: corpo osservabile, studiabile, corpo figurabile e paragonabile, confrontabile rispetto a un modello.
Corpo in frammenti, corpo che si spezza, corpo che si taglia, corpo sofferente… In quanti modi ognuno può rappresentarsi il corpo per giustificarsi. E il corpo diventa allora il rappresentante di ciò che non va. Il corpo ideale ha la sua altra faccia nel corpo corruttibile, nel corpo imperfetto, nel corpo che diventa mezzo e strumento del peccato o dell’incesto.
Dato che verginità, carità e grazia non sono proprietà soggettive ma virtù del tempo, qual è il corpo che non intervenga per togliere al tempo queste sue virtù?
In quanti modi si è cercato di rappresentare il corpo: corpo celeste, il corpo del reato, il corpo morto, il corpo spirituale, il corpo delle leggi, il corpo sociale, il corpo mistico, il corpo estraneo; corpo strumento, il corpo nello spazio, il corpo della percezione, il corpo organismo, il corpo organico, il corpo astrale, la corporazione…
Ma il corpo esige la combinazione e non va senza la scena. Corpo e scena, il cielo della parola. L’apertura. Il corpo è parte integrante dell’apertura della parola, non è il supporto della fisicità.
Occorre distinguere il corpo dal soma e dal cadavere. Il corpo non appartiene alla costellazione del somatico, ma alla costellazione della relazione originaria. Corpo e scena. Il due. Giuntura e separazione, Simmetria e asimmetria.
giovedì 10 marzo, Il dolore
Il lutto e il dolore sono originari, non possono essere evitati. L’idea di salvezza, l’idea del bene dell’Altro, l’idea di potere fare il bene e quindi di potere evitare il male a sé e all’altro, comporta che ognuno si sforza di evitare il lutto e il dolore.
Come evitare il dolore? In primo luogo, ognuno ritiene che si tratti di soddisfare il desiderio, o i desideri, che vengono enunciati da chi dev’essere salvato. Ecco allora che ognuno si prodiga per soccorrere, accorrere, soddisfare, esaudire e quant’altro. E tuttavia i fastidi aumentano. Le proteste aumentano, Le “insoddisfazioni” aumentano e si rappresentano, come se la domanda non fosse ascoltata. Ecco: la domanda. Ognuno si rappresenta la domanda dell’Altro, la domanda canonica, la domanda che esige il soddisfacimento secondo il canone.
giovedì 17 marzo, E senza più fatalismo?
Il fatalismo nega la procedura della parola, nega che ciò che si dice tenda alla qualità. Il fatalismo consente di credere nel male e nel danno. Consente di rappresentarsi l’analisi come ricerca del danno subito, del male subìto. La concezione archeologica e traumatologica dell’analisi poggia su questo.
Non si tratta invece di trovare il danno, di rimediare al danno, di riparare il danno. Per ciascuno si tratta di non contrastare l’ordine della parola. La parola è secondo la logica: se ognuno contrasta questo ordine allora il fatalismo della morte, il fatalismo del male, il fatalismo del negativo, dell’incesto prevalgono e ognuno procede, vive, si rappresenta secondo quel fatalismo.
giovedì 31 marzo, Come leggere le “malattie”
La questione della malattia, che è sempre intesa come malattia mentale, è quella della credenza nella verità sostanziale rispetto al canone, al modello di funzionamento del sistema, dell’organismo, del corpo ideale.
Se è negata la pulsione, la forza, la necessità non ontologica ma temporale, se è negata l’importanza del progetto e del programma di vita, ogni accidente o è casuale o è segno del negativo, del male, della degradazione. Diventa segno della sostanza e del modo della sua finibilità.