Da giovedì 16 gennaio 2014, nella Sala Polivalente di Via S. M. Assunta, 35/A, alla Guizza, (di fronte al cinema Porto Astra), a Padova, con il Patrocinio del Consiglio di Quartiere 4 Sud-Est di Padova, si avvia il dispositivo di formazione e insegnamento intellettuale OCCASIONI DI PAROLA, diretto dal Dott. Ruggero Chinaglia, medico, psicanalista, cifrematico, che ha come argomento della ricerca
L’OSTACOLO E LA RIUSCITA – prima serie
Il tragitto della domanda va dalla sua causa alla sua cifra, per la riuscita. Questo tragitto è pulsionale e segue la procedura particolare della parola, la sua logica, e si struttura nell’unicità. È qualcosa che non rientra in alcuna scienza umana. Il modo con cui ognuno pensa la vita, il fare, il suo mestiere, la sua attività, segue invece la dicotomia dell’uomo mortale/immortale per cui la ricerca, il fare, la scrittura, gli avvenimenti sono presi dall’idea della vita che finisce. Così, ognuno coltiva l’idea dell’alternativa, della soluzione, della risoluzione, della durata, come maschere della morte, di cui è postulata la certezza e la presenza.
Da dove vengono le cose e dove vanno. Come procedono le cose. Come giungere alla riuscita. Dove sta la riuscita. Che cosa la riuscita esige. Per chi non si accontenta di credere nello standard, con l’analisi come preambolo che sfata ogni credenza sull’alternativa fra facile e difficile, ci si accorge che le cose non sono automatiche e non vanno da sé, per inerzia. Contro ogni evidenza, contro ogni speranza, contro ogni senso comune, la riuscita esige l’ostacolo.
Giovedì 16 gennaio, Il sé. Tu, io, lui
Causa e oggetto della parola. Anche provocazione. Anche questionamento. Anche condizione. Il sé. Anche ostacolo. Anche distacco. Anche l’insieme. Anche sembiante. Logica del sembiante. La ricerca verte intorno al modo in cui l’oggetto interviene con le sue proprietà e con le sue virtù. Non è l’argomento di cui si parla, ma ciò che causa il parlare e il dire. E, appunto, il tragitto della domanda va dalla sua causa alla sua cifra, per la riuscita. Tu, io, lui: modi con cui parlando interviene l’oggetto, con il suo modo. Modo del tu, modo dell’io, modo del lui. Impertinente, straniante, aberrante.
Giovedì 23 gennaio, La profezia
Impossibile predire, impossibile prevedere. Ma per parlare è essenziale la profezia, che trae alla riuscita.
La profezia non è quindi la preconizzazione dell’avvenire, non è la promessa dell’avvenire, non è l’annuncio di come andranno le cose. Non è tutto ciò che alimenta la superstizione intorno all’essere futuro delle cose. Profezia è ciò che causa la parola, il dire, causa di godimento, di sapere, di verità. E profeta è il sembiante, l’oggetto. L’intervento analitico punta sulla profezia. La profezia è una proprietà del sembiante sulla via della cifra.
Giovedì 30 gennaio, Il giusto e la giustizia
Dare, fare, attendere giustizia? Ispirarsi alla giustizia? Attenersi alla giustizia? Tutto ciò assimila la giustizia al codice. Quale giustizia invece nella parola? Ognuno afferma che quel che gli sta accadendo non se lo merita: è un’angheria, un segno del destino, un segno dell’origine, una malevolenza divina, o altrui, o dell’Altro. Evitando la parola, ognuno si ritrova in assenza della condizione. Tolta la parola, ognuno riproduce economicamente il fatto ritenuto fondante. La concezione comune di giustizia è fondata sul debito morale, dove si tratterebbe di dare a ognuno ciò che gli è dovuto. È la giustizia “rispetto agli altri”, la giustizia distributiva, che sarebbe da esercitare fra il bene e il male.
Giovedì 13 febbraio, L’indifferente
Occorre distinguere l’indifferente che è proprietà dell’oggetto in quanto indivisibile, atomo, quindi indifferente, dalla sua assunzione soggettiva, che ne fa la caricatura. Chi si fa indifferente si trova nel fantasma di fine: e se le cose sono pensate finire bene o finire male, dinanzi si pone la rappresentazione della patologia, senza la clinica. Indifferente è il sembiante, il suo colore. L’indifferente è quindi una proprietà del sembiante che è indivisibile, individuo. Credere di rapportarsi all’oggetto vale a tentare di farne un’entità amabile o gestibile.
Giovedì 20 febbraio, Il confronto
Nel discorso politico, il termine “confronto” indica il tentativo di comporre un totale disaccordo, cercando il consenso. Nel discorso giuridico il confronto è un mezzo per ottenere la prova. Nel discorso aziendale confrontarsi è l’altro nome della gerarchia negata, fino all’emulazione. Nei vari casi il confronto è inteso come un mezzo della relativizzazione. Importa nella parola, invece, l’assoluto innegabile e senza mediazione. E con esso sorgono altri dispositivi.
Giovedì 6 marzo, L’arroganza e la modestia
Anticamente la modestia era una virtù prescritta alle donne, in essa dovevano riassumersi la moderazione, il riserbo, l’omertà, la decenza, il pudore, la vergogna… Tutto ciò in nome del presunto giusto limite dell’animale sociale. Così, la modestia rappresenta il limite dell’umiltà negando la disposizione all’ascolto e privilegiando il conformismo a un canone morale. Per questa via la modestia trae all’arroganza che nega la domanda e le sue virtù. Come s’instaura la domanda? Qual è il modo della provocazione, della causa, dell’ostacolo per cui le cose funzionando rilasciano il sapere effettuale in direzione del valore?
Giovedì 13 marzo, La riuscita, senza più magia e ipnosi
Ciascuna parola è estrema, mai ultima e quel che si dice è senza mediazione. Vano è il messaggio dell’epoca di abolire il tempo e l’oggetto, con il sillogismo e con la credenza nel soggetto: così la tentazione anziché intellettuale diviene sostanzialistica. Come credere alle proprie idee (idealismo) o alla cosiddetta realtà oggettiva (realismo), se la vita è vita altra? L’ipnosi e la magia tentano un controllo sul tempo e sull’oggetto per poter padroneggiare la parola, le sue logiche, la sua struttura e togliere lo sforzo e ciò che è considerato difficile.
Giovedì 20 marzo, Il venditore
Cosa qualifica oggi il venditore? E come il venditore vende? Che cosa distingue il venditore nell’azienda intesa come “sistema della vendita”, in cui la vendita sarebbe l’atto finale che tuttavia non sarebbe merito del venditore, ma del sistema e della rete, e il venditore nel dispositivo intellettuale, in cui la vendita senza venditore è impossibile? Come mai esistono sul mercato tante tecniche di vendita, ognuna delle quali promette il successo al venditore, attraverso l’applicazione di un procedimento più o meno segreto, per cui si arriverebbe a “saper vendere”? Sull’ideologia della vendita, che presuppone un duello tra venditore e cliente, e sulla conseguente immancabile presunta psicologia del venditore, spicca la questione intellettuale che non può essere elusa. E la questione resta chi è il venditore?