Da giovedì 3 aprile 2014, nella Sala Polivalente di Via S. M. Assunta, 35/A, alla Guizza, (di fronte al cinema Porto Astra), a Padova, con il Patrocinio del Consiglio di Quartiere 4 Sud-Est di Padova, prosegue il dispositivo di formazione e insegnamento intellettuale OCCASIONI DI PAROLA, diretto dal dott. Ruggero Chinaglia, medico, psicanalista, cifrematico, che ha come argomento della ricerca
L’OSTACOLO E LA RIUSCITA – seconda serie
Il tragitto della domanda va dalla sua causa alla sua cifra, per la riuscita. Questo tragitto è pulsionale e segue la procedura particolare della parola, la sua logica, e si struttura nell’unicità. È qualcosa che non rientra in alcuna scienza umana. Il modo con cui ognuno pensa la vita, il fare, il suo mestiere, la sua attività, segue invece la dicotomia dell’uomo mortale/immortale per cui la ricerca, il fare, la scrittura, gli avvenimenti sono presi dall’idea della vita che finisce. Così, ognuno coltiva l’idea dell’alternativa, della soluzione, della risoluzione, della durata, come maschere della morte, di cui è postulata la certezza e la presenza. Da dove vengono le cose e dove vanno.
Come procedono le cose. Come giungere alla riuscita. Dove sta la riuscita. Che cosa la riuscita esige. Per chi non si accontenta di credere nello standard, con l’analisi come preambolo che sfata ogni credenza sull’alternativa fra facile e difficile, ci si accorge che le cose non sono automatiche e non vanno da sé, per inerzia. Contro ogni evidenza, contro ogni speranza, contro ogni senso comune, la riuscita esige l’ostacolo.
Giovedì 3 aprile, Il sacrificio
Qual è la materia del desiderio, qual è la materia del godimento, qual è la materia del piacere; qui si svolge la questione del sacro nella vicenda narrativa: nel dire, nel parlare, nel dispositivo della conversazione, della narrazione, del racconto. E non c’è più l’eroe o la vittima del sacrificio.
Giovedì 10 aprile, Il valore e il dispositivo
Chi può asserire lungo il viaggio di non avere strumenti per intervenire secondo il modo della parola, per indicare che la questione per ciascuno è intellettuale? Non esistono cose piccole o grandi, ma ciascun dettaglio esige l’intervento intellettuale. Ciascun dettaglio esige l’analisi, la cifratura, la clinica, la cifra.
Giovedì 17 aprile, La posizione e il posto
La conferenza non si è svolta per black-out energetico
Il posto, come idea dell’essere, come idea dello statuto sociale o genealogico può essere inteso come posto senza tempo. Qual è il mio, tuo, suo posto? Dove? Nella vita? Nella società? Nella famiglia, Nella genealogia? Nella gerarchia? Nell’azienda? Nella casa? Perché il protocollo? Perché la burocrazia?
Giovedì 8 maggio, Per la mia posizione e dal mio posto
Avere un posto, essere a posto, puntare a un posto fisso. Il posto è qui inteso come il posto dell’origine. Si tratterebbe del posto segnato. La posizione. C’è chi pensa di averla, chi ritiene di dovere farsela. La posizione e il posto sono usati in queste formulazioni come fantasmagorie del sociale, in cui si tratterebbe di acquisire o mantenere una propria identità, una propria ragione sociale. E la posizione è così intesa come linea, come tesi, come ideologia. Questa accezione di posizione esclude la diade, esclude il due e prelude al sistema, alla sintesi, al cerchio. Esclude anche la maschera.
Giovedì 15 maggio, A quale dio tu chiedi la grazia?
La preghiera, la speranza, la fede, la grazia come intervengono per ciascuno? Qual è l’idea di dio che ognuno coltiva e a cui si rivolge? Dio è l’ente delegato alla salvezza o è ciò che opera perché le cose avvengano, si facciano e si scrivano? Occorre pertanto esplorare il varco tra religione e idolatria.
Giovedì 5 giugno, Come educare
Come avviene che, con la cifrematica, educare sia istigare a crescere, istigare alla disposizione di concludere ciò che s’intraprende. Come educare al valore di ciascuna cosa, con la parola che è imprendibile come la luce. La parola è la via di accesso all’educazione.
Giovedì 12 giugno, Come capire il disagio
Il disagio è la questione aperta, la questione intellettuale. Il disagio è impensabile e irrappresentabile, e non è regolato dal principio del piacere. L’apparato conformista tenta di abolire il disagio a favore della stabilità e della normalità: ne risulta un’idea drogologica di salute e di benessere, con tante etichette. Le cose abbisognano di essere valorizzate, e proprio dal disagio traggono la forza che istiga al progetto di vita, che con la ricerca avvia il viaggio, dove non ci sono più piccole o grandi paure, riserve, remore, rimandi e vari erotismi, nel tentativo velleitario di controllare il tempo e l’oggetto della parola. Si tratta del disagio originario.
Giovedì 19 giugno, Il transfert
Che il transfert sia un processo intellettuale che interviene nell’esperienza della parola originaria, non vi sono dubbi per nessuno. Come avvenga è ancora per molti materia di indagine. Spesso è stato sovrapposto alla relazione interpersonale, altre volte all’identificazione, altre volte ancora al sentimento, altre volte ancora è stato volto in proiezione. Ciò che nella vulgata psicologica viene chiamato transfert è la sua fiaba: una rappresentazione fantastica che Freud chiamava “nevrosi”. Come intenderlo, allora, senza farne una favoletta amorosa?
Giovedì 3 luglio, Ancora il transfert. Suggestione, persuasione, influenza
Nulla è reale senza l’intervento del dire e del funzionamento di ciò che si dice. Il reale è costituito da nomi e significanti nel loro funzionamento e nella loro variazione, lungo la funzione di rimozione e lungo la funzione di resistenza. Il funzionamento sta nell’impossibile della rimozione e l’impossibile della resistenza, per cui ciascun nome e ciascun significante è contrassegnato dal non dell’impossibile: non dell’avere e non dell’essere. La difficoltà linguistica sta nel non potere togliere di mezzo il “non”.
Giovedì 10 luglio, I cittadini, i diritti, i piaceri
Il discorso comune ammette il piacere come deroga al dovere, addirittura come trasgressione al dovere, inteso come forma della quotidianità convertita in routine. Nell’alternanza di “alti e bassi”, il piacere sembra esigere l’euforia mentre il dovere la disforia. E i diritti sarebbero dei “cittadini”. Ma, chi sono, oggi i cittadini? E quale la città? Di chi? Il discorso comune procede dalla città come roccaforte, già fondata una volta per tutte e da proteggere contro i nuovi assalti. Qual è lo spirito con cui la città è invece in costruzione costante? E qual è il progetto del cittadino? E quale il programma? La città esige la parola, la sua arte la sua cultura, la sua scienza, senza cui resta un accampamento armato.
Giovedì 17 luglio, La cifratura
Ciascuna cosa è in viaggio; non è il viaggio in sé, ma è l’esperienza del viaggio intellettuale, cifrale, esperienza del valore. Il viaggio, l’itinerario intellettuale è in atto per l’istanza di qualità assoluta, pertanto per l’esigenza d’intransitività rispetto alle specularità e alle specularizzazioni della mondanità. L’itinerario intellettuale procede anche per la scommessa che lo instaura. Scommessa analitica, scommessa clinica, scommessa cifratica che procede dalla non accettazione intellettuale dell’anfibologia, con il suo principio del fatalismo e della predestinazione.