Giovedì 4 maggio, alle ore 20.45, presso la Sala consiliare di Villa Rina, Borgo Treviso, a Cittadella (PD), con il Patrocinio del Comune di Cittadella, quattro conferenze di Ruggero Chinaglia, medico, psicanalista, cifrematico, presidente dell’Associazione cifrematica di Padova, docente dell’Università internazionale del secondo rinascimento, intorno al tema
L’EDUCAZIONE ALL’ASCOLTO. DALLA FIABA AL CASO CLINICO
introduce
Sabrina Resoli
esponente dell’Associazione cifrematica di Padova
Per la prima volta a Cittadella si pone l’occasione di una testimonianza intorno alla più recente elaborazione clinica della cifrematica, la scienza della vita, con cui si pone la questione della parola originaria e della sua logica. Nell’epoca della facile classificazione dei disturbi e dei mali che affliggerebbero ogni soggetto, si pone qui l’accento sulla particolarità di ciascuno e sul modo d’intenderne le sfumature per via di ascolto. Proprio l’ascolto è oggi bandito da ogni istituzione “canonica” in nome della fretta e della standardizzazione. La scienza della parola indica invece che il tempo non si può togliere e con esso la piega che trae con sé l’altro modo delle cose.
Come intendere il materiale che con la fiaba entra nel racconto e va verso il suo chiarimento? Come instaurare il dispositivo dell’ascolto? Questo riguarda ciascuno che abbia occasioni di comunicazione, per la vendita, l’impresa, l’educazione, l’insegnamento.
Giovedì 4 maggio, Cappuccetto rosso
Questa fiaba mette in evidenza il pericolo del bello, sotto la forma del pericolo del lupo. Il pericolo del bello e del buono. Sarebbe da indagare Perrault intorno al pericolo del vero. E questo, perché? Perché c’è un’influenza della morale tedesca e francese che pongono l’accento proprio su questi due aspetti del vero e del bello. Quindi qui c’è il pericolo del bello.
In questo testo, il lupo è la creazione fantastica della raccomandazione materna, del pericolo evocato dalla raccomandazione materna. Pericolo del bello che si combina con una fantasia sessuale che si rappresenta come divorazione, come fantasia di violenza attraverso la divorazione, di venir divorata dal lupo. Cappuccetto rosso e la nonna vengono divorate dal lupo. Il lupo va a letto con la nonna per divorarla. Cappuccetto rosso si rappresenta di andare a letto con il lupo attraverso l’idea di essere divorata. C’è chiaramente una fantasia sessuale attraverso la divorazione, dunque una fantasia isterica di violenza sessuale.
Giovedì 11 maggio, L’isteria, le donne, il mito di Maria
Dopo l’incontro della scorsa settimana, che si è svolto alla presenza di un folto pubblico, lungo il quale si è compiuta una traversata dei vari luoghi comuni che contrassegnano l’epoca attuale, è la volta de L’isteria, le donne, il mito di Maria.
Per la prima volta a Cittadella si pone l’occasione di una testimonianza intorno alla più recente elaborazione clinica della cifrematica, la scienza della vita, con cui si pone la questione della parola originaria e della sua logica. Nell’epoca della facile classificazione dei disturbi e dei mali che affliggerebbero ogni soggetto, si pone qui l’accento sulla particolarità di ciascuno e sul modo d’intenderne le sfumature per via di ascolto. Proprio l’ascolto è oggi bandito da ogni istituzione “canonica” in nome della fretta e della standardizzazione. La scienza della parola indica invece che il tempo non si può togliere e con esso la piega che trae con sé l’altro modo delle cose.
Introduce gli incontri Sabrina Resoli, esponente dell’Associazione cifrematica di Padova.
Martedì 16 maggio, Uomo dove stai?
Comincia così, nella Bibbia, il mito dell’uomo. Uomo senza origine, senza genealogia, sopra tutto uomo senza conoscenza, senza prescrizione all’origine, all’origine comune o al destino comune. Questa prescrizione fonda il cerchio come cerchio della morte, cerchio, appunto, della genealogia, come cerchio della geometria della vita che va, appunto, dall’inizio alla fine, e dove vige la mitologia del ritorno; per ognuno si tratta di ritornare , ritornare all’origine, e dunque, questa la prescrizione, il ritorno come idea della fine. Ma dunque, con questa formula “Uomo, dove stai?, è senza l’alternativa; la prescrizione all’alternativa, per esempio, fra il bene e il male, fra l’alto e il basso, fra il dentro e il fuori. Questa domanda “Uomo, dove stai?”, nel corso dei secoli, tuttavia, si è modificata, risultando, forse, troppo impegnativa, in particolare per l’epoca contemporanea, cosiddetta, e si è, dunque trasformata a favore di quella più comune, più consueta, più in voga di “come stai?. Oggi, la formula, formula di rito, la formula, per così dire, di saluto è “come stai?”, e qui comincia, per così dire, il guaio.
Giovedì 25 maggio, Il martello delle streghe. La tolleranza, l’altro, la differenza
La volontà di bene che muove l’inquisitore, è la volontà di bene che muove anche ciascuna pedagogia, è la volontà di bene che muove ogni correzione, anche quella rivolta a ridare la salute mentale a chi l’avesse persa. Questa ispirazione alla volontà di bene ha anche un altro nome e si chiama altruismo. Cominciamo a considerare che l’altruismo, il tanto decantato altruismo, è la forma eminente d’intolleranza, cioè un modo di abolire l’Altro, di parificare i soggetti e di incanalarli verso il presunto bene comune. Questa è un’operazione d’intolleranza, cioè di espunzione della differenza, della varietà, di quello che è il motto stesso della tolleranza, cioè: “A ciascuno la sua logica, a ciascuno la sua impresa, a ciascuno, anche, quindi, il suo modo”.