Martedì 26 gennaio 2005, alle ore 20,30, nella Sala degli Stucchi, a Palazzo Trissino, in Corso Palladio, a Vicenza, con il Patrocinio della Regione Veneto e del Comune di Vicenza, organizzato dall’Associazione culturale dei sardi residenti a Vicenza “Grazia Deledda” e dall’Associazione europea dei brainworkers ONLUS , in occasione dell’uscita del libro “La maschera, la donna, lo specchio”, edito da Spirali, si tiene la conferenza con dibattito dal titolo
LA MASCHERA, LA DONNA, LO SPECCHIO
(Leggi il testo completo del dibattito)
di
Bachisio Bandinu
antropologo, giornalista, scrittore
coordinata da
- Maria Antonietta Viero, brainworker
interventi di
- Mario Bagnara, presidente della Commissione Cultura del Comune di Vicenza
- Ruggero Chinaglia, cifrante e editore
- Gian Vittorio Masala, coordinatore FASI del Nord-Est
- Remigio Sedd, presidente dell’associazione culturale Grazia Deledda
Bachisio Bandinu è antropologo, giornalista, scrittore. Ha collaborato per molti anni con il “Corriere della Sera” e è stato direttore dell’”Unione Sarda”, di cui è editorialista. È presidente della Fondazione Sardinia. Ha scritto Il re è un feticcio con Gaspare Barbiellini Amidei (Rizzoli 1976 – riedizione Ilisso 2003); Costa Smeralda (Rizzoli 1980) aggiornato in Narciso in vacanza (AM&D 1994); Lettera a un giovane sardo (Della Torre 1996);Visiones, i sogni dei pastori (AM&D 1998); Identità, cultura e scuola, con Placido Cherchi e Michele Pinna (Domus del Janas 2003). Bachisio Bandinu, è nato e cresciuto in Sardegna e, come molti altri sardi, ha attraversato il mare per andare a lavorare in “continente” come docente di lettere in un liceo della Lombardia. È infatti laureato in lettere, con una tesi su Antonio Fogazzaro. Poi, è tornato in Sardegna per proseguire la sua missione di illustrare e diffondere la cultura sarda, nell’accezione più ampia del termine, in particolare ai giovani sardi.
Bachisio Bandinu persegue il compito di diffondere nel pianeta la cultura sarda per quanto attiene la musica, il teatro, la letteratura, la lingua. Con questo suo ultimo libro Bachisio Bandinu raggiunge il vasto pubblico dei lettori italiani, appassionandoli con la sua narrativa.
Nella Maschera, la donna, lo specchio, Bachisio Bandinu racconta elementi salienti della cultura sarda e delle sue tradizioni, partendo da elementi linguistici, modi di dire, usanze, riti e squarci di vita della società sarda. In particolare, si sofferma sulla tradizione della maschera e sull’importanza che essa ha acquisito in varie epoche. Al di là dei luoghi comuni che associano la maschera alla festa, alla pantomima, al carnevale, alla cosmesi, ai riti tribali, l’analisi dei riti delle tipiche maschere tragiche della Sardegna centrale porta a un’altra lettura della maschera, senza messinscena e senza testo da rappresentare. Il racconto delle leggende, delle usanze e dei modi della lingua sarda fa compiere al lettore un viaggio nell’arte e nella cultura della parola originaria.
Bandinu, con il suo racconto e la sua elaborazione, giunge all’invenzione di un’altra lingua e di un’altra storia dando della Sardegna un’immagine di grande intensità culturale e di estrema attualità. Con i pretesti dalla maschera, dalla donna, dallo specchio, Bandinu con il suo racconto e la sua elaborazione, giunge all’invenzione di un’altra lingua e di un’altra storia, dando della Sardegna un’immagine di grande intensità culturale e di estrema attualità.
Questo libro è sicuramente un contributo alla Sardegna, alla sua storia, al suo mito, alla sua civiltà, ma è anche un contributo a ciascuno. Leggendolo, il lettore trova una ricchezza infinita e il modo della sua vita ne risulta trasformato: non può più essere lo stesso ascoltando le indicazioni che vengono da queste pagine. È un libro senza naturalismo, senza gnosi, un testo educativo nell’accezione originaria di educazione, che procede da ciò che Bandinu chiama lo svezzamento linguistico. Immagine molto bella per indicare come ciascuno procede nel suo itinerario intellettuale non già per inerzia verso la sua predestinazione, ma con l’incessante elaborazione linguistica con cui ciascuna cosa diviene acquisizione perenne. Interessantissimo è lo svolgimento di alcuni modi di dire della lingua sarda che si traspongono nel racconto di Bandinu in un’altra lingua, in un’altra logica che mette in discussione, con tocchi leggeri e arguti, quello che possiamo chiamare lo “zoccolo duro” dell’ideologia razzista: il terzo non è più escluso. Dice Bandinu che è impossibile comprendersi per trasparenza, parlare è faveddare in suspu, parlare per nascondimento: impossibile eliminare l’equivoco e il malinteso, impossibile dire “Pane al pane e vino al vino”.
Esplora la maschera nel tempo dell’occorrenza, nel tempo delle cose che occorre si facciano. Il rito senza rappresentazione chiama al racconto, alla fabula, perché solo così l’inedito si scrive con la memoria. Il rito non rappresenta e non propone il ricordo del vissuto.
Molto interessanti le pagine della sezione La donna. Esse ci presentano attraverso le metafore e le metonimie, dalla capra, al corpo, fluido o scisso, erotico o sacrale, dalla fata alla strega, la donna pudica e impudica, domestica e indomestica, comunque mai definitivamente “presa”. Per questo, contrariamente al ruolo comunemente riconosciutole, per Bandinu è impossibile fondare sulla donna una comunità e ancora meno l’ordine sociale.