La scuola e le sostanze di uso voluttuario
- On 30 Settembre 2015
- dibattito pubblico, istruzione, scuola, sostanze di uso voluttuario
Giovedì 15 ottobre alle ore 20,45 alla fornace Carotta, via Siracusa 61, Padova
LA SCUOLA E LE SOSTANZE DI USO VOLUTTUARIO. EDUCAZIONE, FORMAZIONE, ISTRUZIONE. QUALE MESSAGGIO
dibattito con
- Ruggero Chinaglia, medico, psichiatra, cifrematico
- Stefano Grigoletto, farmacista, assessore del Comune di Padova
- Aurora Scala, dirigente scolastico del Liceo Tito Livio di Padova
- Angelo Varese, psicanalista
Questo dibattito, il settimo organizzato dall’Associazione intorno al tema dell’abuso di sostanze psicoattive, procede sia dal problema costituito dalle sostanze più note e abusate, quali l’alcool, il tabacco, le droghe da tempo note alla farmacopea medica, ma anche dall’uso e dall’abuso di altre sostanze meno appariscenti e degli psicofarmaci che non sempre sono prescritti e usati correttamente. Il dibattito non ha lo scopo di avallare il proibizionismo o il permissivismo verso le droghe, ma di esplorare gli allettamenti, le tentazioni, i motivi, le giustificazioni addotte per il cedimento alluso e all’abuso delle sostanze.
Se per un verso c’è una produzione sempre maggiore di sostanze chimiche che sono proposte per un uso ritenuto legale e che avrebbero lo scopo di aumentare il benessere di ognuno, dall’altro la pubblicità televisiva, radiofonica, giornalistica, in internet, propone di considerare ogni sintomo o sensazione, o sentimento, o sbandamento che possa presentarsi agli umani di qualsiasi età, un buon pretesto per assumere sostanze chimiche. Per ogni contrarietà, delusione, tristezza, gioia, dolore, l’invito, anche pressante è di ricorrere alluso di qualche sostanza: per nutrirsi, per digerire, per evacuare, per non mangiare, per non fumare, per fare cessare ogni dolore, per rilassarsi, per studiare, contro le difficoltà, per dormire, per svegliarsi, per fortificarsi, per l’efficacia sessuale e quant’altro.
Questa modalità unidirezionale e dilagante va messa in questione, in quanto avalla e conferma il fantasma d’incapacità, di debolezza, di male e di negatività di ognuno, che deve ricorrere alla sostanza per i suoi bisogni.
Un paradosso è che, proprio nei paesi in cui vige l’iperalimentazione, dove buona parte dei giovani e degli adulti ha il problema dell’obesità o quasi, la pubblicità punta a favorire l’uso di vitamine e integratori alimentari che dovrebbero restituire l’energia a chi l’ha perduta. La mitologia che supporta questa impostazione è la concezione termodinamica della vita umana, come se la qualità della vita dipendesse solo dalla carica energetistica, come fosse un elettrodomestico.
Tutto ciò per marcare l’esigenza di un punto di tenuta intellettuale, in particolare da parte degli studenti, che hanno accesso sempre più precocemente alla pubblicità inerente la sostanza e le sue presunte mirabilie.
Può la scuola contribuire a istituire un punto di tenuta intellettuale per i giovani?