- ATTIVITÀ ANNO 2009
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- L’altra lingua e l’ascolto
- La cifrematica scienza della vita
- L’amore e la crisi
- La scienza e la crisi
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Il giovedì dal 9 aprile 2009, alle ore 21, quindicinalmente, nella Sala Polivalente della Guizza, via S. Maria Assunta 35/a a Padova Ruggero Chinaglia tiene il Laboratorio della modernità sul tema L’amore e la crisi. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. Si consiglia di annunciare la propria partecipazione.
L’AMORE E LA CRISI
Che cosa è più cercato, promesso, cantato dell’amore? Chi può dire di conoscerlo? Come distinguerlo? Come qualificarlo? L’amore materno? L’amore del padre? L’amore del figlio? Amore e sessualità? La storia d’amore? L’amore sessuale? L’amore puro? L’amore di sé? L’amore dei genitori? La dichiarazione d’amore? Amore e odio? Amore e morte? L’amore di patria? Amore e erotismo? Amore e sesso? L’amore coniugale? Parlare d’amore? Il proverbio dell’amore? La domanda d’amore? L’amore di transfert? L’amore come sentimento? L’amore come ricerca? L’amore di dio? Amore e riuscita? Amore per la vita? La prova d’amore? L’oggetto d’amore? L’amore per l’altro? L’amore per gli animali? L’amore eterno? L’amore per sempre? Amore, affetto, aggressività? Chi ama chi?
Questa serie d’incontri L’amore e la crisi, è l’occasione per affrontare la questione dell’amore per quanto attiene alla sua logica e alla sua incidenza nella vita di ciascuno, nei differenti modi, senza riferimenti naturalistici, fatalistici, religiosi, superstiziosi o psicologistici. Il termine crisi qui interviene nella sua accezione originaria, senza nessun significato negativo, a indicare invece l’intervento del giudizio, della temporalità. Se nulla è immobile, può l’amore venire significato in termini generici o generali? Si tratta quindi di capire e intendere il modo dell’amore caso per caso, oltre le credenze e i pregiudizi. La modernità non è l’ultima era, l’uomo moderno non è l’ultimo uomo.
Giovedì 9 aprile, Il modo dell’amore
La modernità non è l’ultima era, l’uomo moderno non è l’ultimo uomo. Il moderno non è l’ultimo. Nella concezione storicistica delle cose, nell’idea del tempo come successione il moderno coincide con il più recente, con l’ultimo.Per questo è stato inventato il post moderno, a indicare ciò che si situa oltre la fine della storia. Il moderno è ciò che nella parola trova il modo originario. Il laboratorio della modernità è indetto per avviare e proseguire la qualificazione di ciascuna cosa per chi si avventura nel terreno della parola. Il laboratorio della modernità è il tempo che interviene nella parola. Se il tempo interviene nessuno può dirsi sazio. La domanda non è mai sazia. Nessuna cosa è mai qualificata una volta per tutte. Da dove viene l’amore? Qual è la sua origine? Per lo più chi ha tentato di dare una risposta a questa domanda ha trovato comodo rispondere che la sua sede è l’anima o la coscienza: si tratterebbe quindi di una dotazione naturale. Con Freud forse si è avviato un altro modo d’intendere l’amore, quando ha introdotto nella sua elaborazione l’amore di transfert, l’amore che esige per qualificarsi della parola e del suo modo. Il modo della ricerca: l’amore è custode della ricerca, custode del labirinto. La struttura della parola esige l’amore, così come l’amore esige la struttura della parola.
Giovedì 23 aprile, L’amore libero
Quel che viene chiamato amore, inteso come sentimento, è la coscienza dell’amore, ossia una rappresentazione dell’amore classificabile attraverso la sua sintomatologia. Nel migliore dei casi viene proposto come amore il volere il bene altrui, ossia una forma di altruismo. Oppure l’amore come legame sociale, di cui avere coscienza. Il fine di amore. L’amore diventa così la meta, il fine. Per amore ossia per niente? Per amore ossia senza sforzo? “Per amore”, ossia perché? Per ottenere qualcosa, per provare qualcosa? Per significare qualcosa? Fare per amore? Di quale scambio si tratta? Fare gratuitamente? Il fine d’amore è l’altra faccia della possibile fine dell’amore. Come evitare che l’amore finisca? Qual è l’amore che può finire?
Giovedì 14 maggio, In materia di amore
Letterariamente, psicologicamente, filosoficamente intorno al termine amore ruotano fantasie di possessione, (tendenza al possesso di qualcosa), di attrazione, (tendenza unificante, di fare uno), di relazione, d’integrazione, di completamento, (l’amore come espressione di una mancanza). L’amore come custode del parricidio, custode, quindi, della ricerca e della scrittura della ricerca, è un’altra ipotesi di amore: l’amore non consumabile. L’amore che non finisce. L’amore che sta nella struttura dove funziona il padre come nome. Il suo proverbio è che l’amore dà quel che non ha. E più ne dà, più ne ha.
Giovedì 21 maggio, L’amore nell’educazione
Occorre dire che i vari trattati sull’amore hanno tentato di darne una soluzione acquietante, domestica, che lo ponesse a portata di mano, a condizione di applicare con precisione le conoscenza, facendolo diventare quasi un’arte da apprendere. L’amore come tecnica. L’amore per l’oggetto ecco la confezione della nevrosi. L’amore nell’educazione interviene pertanto come questo indice dell’intransitività, della non consumabilità, della non sostanzialità. Dispendio e sapere, godimento e desiderio, entrano nell’educazione sin dall’inizio. L’educazione procede proprio da questi. E occorre sia educazione alla qualità della vita e non all’imitazione, al mimetismo, all’appartenenza alla conventicola del genere umano.