Il giovedì dal 15 marzo al 7 giugno 2007, alle ore 21, nella sala Prandina in Corso Milano 123, a Padova, si svolgono le lezioni di psicanalisi tenute dal dott. Ruggero Chinaglia, cifrematico, psicanalista, presidente dell’Associazione cifrematica di Padova, organizzate in collaborazione con l’Università internazionale del secondo rinascimento, con il Patrocinio del Comune di Padova e del Consiglio di Quartiere 1 Centro, dal titolo
L’INTERLOCUTORE
Con la formula di Lezioni di psicanalisi prende avvio una serie d’incontri di parola con il pubblico che pongono sull’ascolto la loro scommessa, rivolti a quanti esigono dalla vita la qualità di ciascun atto, dei propri pensieri e dei propri gesti. La posta in gioco è non già la trasmissione di un sapere già dato, ma il piacere della novità.
Proporre oggi un’occasione e un tempo di parola aperto al pubblico intorno al modo del bello, della qualità, del piacere è un atto di audacia che si doppia sulla formula Lezioni di psicanalisi. In esse, infatti, non si tratta della divulgazione di un sapere presunto comune e partecipabile ex cathedra, intorno a ciò che della psicanalisi può essere noto, ma di ciò che s’inventa parlando quando si sia instaurato l’interlocutore. E la scommessa verte sull’ascolto e sugli effetti di verità e di novità che si producono. Per questo, l’invito è rivolto a quanti esigono dalla vita la qualità di ciascun atto, dei propri pensieri, dei propri gesti.
In ciascun aspetto della vita, dove le istanze di riuscita, di soddisfazione, di salute risultano irrinunciabili, la partita si gioca nella parola dove non si può eludere l’inconscio, la logica con cui le cose si dicono e si fanno. Ma, in ciascun caso, chi è l’interlocutore? Come s’instaura? Che ci sia interlocutore risponde all’esigenza stessa della vita e della sua cifra.
Giovedì 15 marzo, La psicanalisi è politically correct?
Ancora la psicanalisi. Qual è oggi l’audacia di convocare il pubblico intorno a qualcosa che chiama in causa la psicanalisi? Quale psicanalisi? Non siamo qui a riproporre la famosa domanda destinata a rimanere senza risposta: “Cos’è la psicanalisi?”. Leggendo quello che viene pubblicato in proposito è constatabile che si affretta a rispondere, per dare prova di saperne qualcosa, chi è più lontano dalla psicanalisi, chi, per lo più, con la psicanalisi non ha e non ha avuto niente a che fare. E così, queste risposte risultano fuorvianti.
Ogni richiamo storicistico, commemorativo, libresco, accademico alla psicanalisi si rivolge a un idolo, a una sua rappresentazione, a una sua visione possibilistica, a una superstizione. Per lo più si ostina a chiedere cosa sia chi vuole evitarla, conoscendola. Effettivamente, la ben nota formula: “Se lo/la conosci, lo/la eviti” è calzante: la conoscenza è la via dell’evitamento. Ognuno che abbia l’intenzione di evitare qualcosa punta a conoscerla, oppure ne realizza l’evitamento facendo come se conoscesse.
Giovedì 22 marzo, Le donne sono politically correct?
Il politically correct è il risultato del compromesso con la verità, compromesso che ha favorito l’instaurarsi dell’indifferenza verso il valore da cui la verità procede, come effetto. La donna non è da considerare l’esponente di un genere, ma l’indice dell’enigma della differenza e della varietà inassumibili, indice pertanto, a differenza di ogni rappresentazione sociale, dell’impossibile assunzione della genealogia. La donna è quindi anche indice dell’enigma della differenza sessuale. Enigma senza mistero. Senza svelamento.
Giovedì 22 marzo, Il diritto al sogno, il diritto alla dimenticanza, non c’è più coscienza
È di moda dire che ci vuole la volontà, con la volontà “si può tutto”, “volere è potere” e che se la volontà non interviene allora questo diventa il segno della malattia. Così il ragionamento si allontana sempre più a favore dell’idea di salute pubblica, ossia di salvezza pubblica, a favore dell’applicazione impossibile della standardizzazione.
L’ideologia comunitaria ha il suo risvolto e il suo seguito nella fantasia di esclusione, che si formula in nome della presunta colpa dell’Altro, che diventa colpa collettiva. Il fantasma di esclusione è il modo con cui si enuncia il fantasma di autorità, moralizzato e espulso in nome di una “giusta” presunta possibile castrazione collettiva, che dovrebbe caratterizzare i fratelli che celebrano l’espunzione del padre.
Jorge Luis Borges, in una sua conferenza a Milano, invocava il diritto al sogno. Nel suo libro, Slama invoca il diritto all’oblio, che, sul versante giuridico, si chiama prescrizione. Niente diritto senza oblio, senza prescrizione, niente memoria, niente racconto, ma solamente il realismo dei fatti. La prescrizione, l’oblio è quindi proprietà della memoria.
Giovedì 5 aprile, Verso la salute
Da dove veniamo e dove andiamo. Il dove esige l’astrazione; se si rappresenta nell’inizio o nella fine, il destino è segnato. Se si rappresenta nell’origine e nel destino, la sorte è segnata. Se il dove si rappresenta in una persona, in un genere, in una famiglia, in una classe, in una casta, allora la vita è segnata. È segnata, ossia diventa il segno da mantenere, dimostrare, mostrare, esibire; il segno sotto cui stare, alla cui ombra stare per ripararsi. Da che cosa? Dall’avvento o dall’intervento di qualcosa che possa mettere in questione la mentalità che rende accettabile il paragone con l’animale. Per “tutti”, “in fin dei conti”, si tratta appunto dell’animale di riferimento: se ognuno “ci pensa” può verificare l’incidenza dell’animale nella sua vita, sia a livello di metafora, sia di comportamento reale. L’animale di riferimento, ossia l’altro nome della genealogia, dell’appartenenza, del fantasma di origine.
L’animale e il mimetismo. Il mimetismo è una proprietà dell’animale: come rendersi simile. Simile all’altro, simile all’ambiente, simile al fondo, allo sfondo, somiglianza di specie, di genere, gruppo, di clan.
Giovedì 12 aprile, Quale salute
L’esperienza della psicanalisi punta alla salute, alla soddisfazione, alla qualità. Chi pensa alla psicanalisi come psicoterapia, come adattamento al realismo sociale, adattamento al realismo dell’epoca dettato dalle statistiche, la pensa come un costo da evitare o da ridurre ai minimi termini. Non giunge a scorgere l’istanza della qualità verso cui si rivolge la domanda, non scorge il modo pulsionale di vivere che comporta un’altra vita, non scorge quasi nulla di ciò che accade nel viaggio e che lo rende speciale. Non facile, non predeterminato, non scontato. Non rispondente alla nozione organicistica di guarigione, cioè all’idea di ritorno allo status quo ante, non rispondente alla restitutio in pristinum dell’organicismo medico.
Giovedì 19 aprile, Chi è l’interlocutore?
Con il dialogo la convenzione sociale diventa fondamento e trova anche dimostrazione. Il dialogo è così funzionale al controllo sociale e al mantenimento di quelle convenzioni che fondano il senso comune, il luogo comune e il consenso. Con il dialogo ognuno sta nel posto che gli spetta e che gli è assegnato dal suo censo, dalla sua origine. Lo statuto intellettuale viene così vanificato, mortificato e la comunicazione deve approdare al messaggio funzionale, allo stato delle cose. Per questo l’appello al dialogo è così frequente, sopra tutto in caso di divergenze che devono essere appianate. Cosa vuol dire appianate? Che devono trovare soluzione nel discorso dominante, nel discorso vigente, nel comune modo di sentire. Il dialogo, la logica del discorso come causa, dove la verità è già stabilita; un modo del metalinguaggio.
Che vi sia interlocuzione esige la dissipazione del dialogo fra soggetti.
Giovedì 26 aprile, Come dissipare la paura?
Vivendo importano il progetto e il programma di vita. Importa quello che verrà, importa che l’avvenire avvenga. Importano i dispositivi dell’avvenire. La paura è in assenza di scommessa sull’avvenire. È in direzione dell’idea di fine, in direzione dell’evitamento, in direzione dell’economia delle cose.
Come dissipare la paura? Se l’uomo è una creazione della paura, una rappresentazione dovuta alla paura, si tratta, allora di dissipare l’uomo, la sua significazione, la sua ontologia, la sua animalità.
Giovedì 3 maggio, La vita senza paura
La dissipazione del fantasma materno esige l’industria della parola, la sua struttura, senza più sordità, senza più assordamento, senza più il ricorso al senso comune, al discorso comune, al discorso della generalità. “Generalmente…” Così comincia il discorso comune con i suoi vademecum. Il caso generale…
La dissipazione non è automatica: una rappresentazione materna può anche “alleggerire” la sua presa senza che questo indichi la sua dissipazione. Senza la nominazione, senza l’acquisizione di ciò che la logica della nominazione comporta, la dissipazione resta un miraggio. Una rappresentazione materna può variare, può volgersi in altre rappresentazioni se la logica che la supporta non è dissipata. La dissipazione esige la logica della nominazione: la logica singolare triale attraversata dalla logica diadica. La cura è l’instaurazione della logica della nominazione e del modo del tempo. Senza più invischiamento nelle tipologie dettate dai ricordi. Senza più l’esigenza di doversi rassicurare. Un conto è la cura e un conto la rassicurazione. Un conto è la sicurezza, un conto è la rassicurazione.
Giovedì 10 maggio, Perché la psicanalisi
La consapevolezza di sé comporta l’idea di potere misurarsi. Con che cosa? L’appartenenza alla media, allo standard. Qual è lo standard? Della città? Della vita? Della salute? La formula “standard di vita” o della vita è una formula contraddittoria, quasi alternativa. Una forma di aut aut: o lo standard o la vita. Qual è lo standard della realtà? Ognuno si appella alla realtà come standard in alternativa alla prova di realtà, in cui si situa l’itinerario, con i suoi accadimenti. La realtà non è l’insieme degli itinerari, intesi come le “umane vicende”; cos’è allora? Quali sono i dati della realtà? La realtà è forse stabile? È il modo canonico in cui le cose dovrebbero essere? È l’idealità delle cose? È l’utopia? Realtà utopica, realtà ideale.
Giovedì 31 maggio, La questione donna e i dispositivi dell’interlocutore
Con la questione donna, che è la questione della tripartizione del segno, s’inaugura l’esperienza di parola, con il suo teorema: “Non c’è più padronanza”.
Come questo teorema si scrive? È una prima questione che trae al debutto nell’esperienza. E intanto si tratta del segno, della parola come segno, e della sua tripartizione; e si tratta dell’esperienza, esperienza della parola originaria; anche: esperienza originaria della parola e della sua tripartizione. Abbiamo indagato sui tre aspetti dell’esperienza e sui dispositivi propri a ciascun aspetto: la conversazione per l’analisi, la conversazione per la clinica, la conversazione per la cifra. In ciascun caso si tratta del dispositivo cifrante/cifratore.
Giovedì 7 giugno, La questione donna e il contributo dell’interlocutore
L’avvenire procede dalla questione donna; avvenire che sta nella conversazione, nella narrazione, nella scrittura. E procede anche dall’apertura. La clinica esige l’avvenire e l’avvenimento. La clinica sta oltre l’avvenire. Proprietà dell’itinerario. Proprietà dell’esperienza.